Diario del mio quarto viaggio in Giappone: da Kyoto a Yokohama, tradizione e modernità

Un viaggio nel cuore del Giappone più profondo che svelerà modernità e tradizioni antiche andando fuori dalle solite rotte turistiche, senza dimenticare le mete più amate.
Un santuario più antico della stessa Kyoto

Mi sveglio senza voglia di strani sapori, ma non rinuncio ad omelette e ad un po' di pane e prosciutto giapponese; poi ci prepariamo a lasciare Osaka. La giornata è appena iniziata, ma il sole splende e già inizia a far caldo; percorriamo, in discesa, il grande viale che collega alla fermata di Tsuruhashi della linea Kanjo (la linea a circuito anulare di JR, un po' come la famosa Yamanote di Tokyo) e da lì, con un cambio, arriviamo a Shin Osaka dove uno shikansen ci riporta a Kyoto in 10 minuti o poco più...Abbiamo infatti deciso di indugiare nell'antica capitale imperiale per visitare il Kamigamo che fa pendant con lo Shimogamo, visto un paio di giorni prima, due santuari shintoisti antichissimi, più antichi della città stessa, nei quali la natura e le sue forze si legano all'"essere".
Tanti piccoli tabernacoli precedono l'ingresso principale dove, di fronte ad un "tempietto", dominano due cumuli di sabbia a cono rovesciato sui quali si soffermano gli dei; da qui, attraverso ponticelli rosso vermiglio, arriviamo al santuario principale, al cui ingresso un sacerdote ci sconsiglia di entrare perché l'edificio è in restauro e si sentono i rumori dei carpentieri e dei falegnami all'opera; ci sono alcuni turisti spagnoli che mi chiedono di scattar loro una foto..e, intorno a noi, sempre tanti turisti giapponesi vogliosi di scoprire il proprio paese.
Di fronte al tempio principale è un simulacro a forma di serpente, che rappresenta l'anno in corso secondo il calendario cinese, al cui cospetto una giovane coppia mostra il proprio bimbetto neonato, mentre in disparte si notano i simboli degli ultimi due, il drago e il coniglio ...
Il monte Fuji fa il timido

Fa caldo, cerchiamo da bere e qualcosa da sbocconcellare in treno; io mi prendo un paio di onigiri, Yumiko due dolcetti in un forno "francese" alla stazione di Kyoto e, attorno alle 13,30 si parte, direzione Yokohama, percorreremo in poco più di due ore la via del Tokaydo, come si chiamava anticamente la strada che conduceva dalla capitala imperiale a quella dello shogun. Chiediamo al controllore per che ora passeremo nei pressi del monte Fuji, ma anche stavolta il grande vulcano rimane celato dalle nubi e dalla foschia.
Scendiamo alla stazione di Shinyokohama, nella quale fermano gli shinkansen e da là, con un altro treno metropolitano, raggiungiamo Yokohama dove ci fermiamo per attivare un pass per gaijin che ci permetterà di avere wifi gratis in alcune zone del Kanto, ma che si rivelerà scarsamente utile, in quanto siamo stati sempre in giro ed internet lo abbiamo usato soltanto in albergo o quasi...
Minatomirai il porto del futuro a Yokohama

Arriviamo e in lontananza vediamo Minatomirai, un insieme di grattacieli e costruzioni futuristiche, tra i quali riconosciamo subito il nostro albergo che ha una struttura avveniristica a forma di vela e che è uno degli edifici che contraddistinguono lo skyline della città.
Ci arriviamo camminando a naso, senza riflettere, dal basso, dal mare...per poi accorgerci che c'era un cammino più semplice e "nipponico" al coperto e passando atraverso due grandi centri commerciali sovrastati dalla Yokohama Landmark Tower, l'edificio più alto del Giappone prima della creazione della Tokyo Sky building.
Finalmente saliamo nella nostra camera al 24° piano, dell'hotel InterContinental dove staremo due notti, dalla quale dominiamo la grande ruota panoramica...uno spettacolo mozza fiato e una stanza davvero comoda e bella e di questo devo ringraziare Yumichan e la sua bravura nel cercare alberghi di "lusso" ad un prezzo ottimo.
La chinatown più grande del Giappone

La cena, anch'essa prenotata da tempo, è nella chinatown di Yokohama, la più grande del Giappone, una città nella città, per arrivare alla quale dobbiamo tornare alla fermata della metro e dei treni locali. Passiamo quindi stavolta tra i due mega centri commerciali che fanno da raccordo tra il mare e il nodo ferroviario e che si sviluppano per 2 km, in alto e sotto terra...
Quando arriviamo a Chinatown ce ne accorgiamo subito perché, per entrarvi, si devono varcare un paio di porte adornate con festoni e contornate da dragoni; Yumichan, mappa alla mano, va spedita e così attraversiamo strade dove il Giappone lascia il passo al celeste impero: bar, negozi ristoranti, tanta gente per strada ad invogliare il cliente ad entrare, venditori di marroni, di pietanze invitanti e profumate, tutti cinesi, e finalmente troviamo il ristorantino dove mia moglie ha prenotato una cena a menù degustazione...così da assaggiare alcuni classici della cucina del grande vicino, che ha una delle scuole culinarie più raffinate al mondo, specchio della sua antica cultura e che in Giappone è curata e realizzata con i prodotti migliori.
Il locale è carino, un po' datato forse, la cameriera è un po' maleducata, tira quasi i piatti sul tavolo, poi arriva il proprietario il quale capisce che siamo quelli che avevano prenotato e che devono anche recensire il ristorante, per cui ci fa cambiare tavolo e ci tratta un po' meglio...
Arrivano le portate...non scherzo: un antipasto di medusa, zuppa di nido di rondine, zuppa di pinne di pescecane, poi riso al sesamo, maiale, gamberi fritti e dolcetti...ma ho ancora fame così, al rientro, quando vedo un minimarket nel delirio dei negozi dei mega centri commerciali, mi prendo una busta di sembei (dei biscottini di riso e soia) ...che stanno bene con la birra...
Una vista che vale un viaggio fino in Giappone

Siamo stanchi morti, l'indomani ci aspetta Tokyo, ma ci fermiamo un po' davanti alla finestra della nostra camera che ci offre una vista stupenda sulle luci della baia e della città, con la ruota panoramica che cambia colori in onore delle Olimpiadi del 2020 che proprio in questi giorni sono stati assegnati a Tokyo.
E' così bello che chiamo casa e con skype, faccio vedere lo spettacolo ai miei...negli occhi lucidi di mia madre leggo un..." ma in che mondo è finito mio figlio"...ma, si sa, le mamme sono mamme e quelle italiane sono ancor più mamme...

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Un viaggio tra le origini del Giappone ed il futuro!