Ginzan Onsen
Un viaggio nel cuore del Giappone più profondo che svelerà modernità e tradizioni antiche andando fuori dalle solite rotte turistiche, senza dimenticare le mete più amate.
La remota provincia giapponese
Arriviamo nella remota prefettura di Yamagata con un piccolo aereo, un autobus volante che da Tokyo si ricorda anche di questa prefettura, l'unica dove ancora pare non esserci un grande magazzino, siamo nella provincia estrema del Sol Levante dove ancora in molti luoghi si riesce a respirare il Giappone perduto della letteratura del XIX e XX secolo.
L'aeroporto è poco meno di un autogrill e da qua dopo aver faticato un po' a capire l'orario dei bus ci mettiamo in attesa, c'è il Sole, ma fa freddo (siamo a metà novembre), della corriera che ci porterà a Ginzan Onsen, una località termale come suggerisce il nome (onsen) sorta dove una volta c'era un villaggio minerario, infatti, Ginzan in giapponese significa montagna d'argento.
Da centro minerario a rinomata onsen di montagna
Circa 500 anni fa i minatori, oltre al pregiato metallo, si imbatterono nell'acqua calda e medicamentosa che alimenta le vasche degli stabilimenti e dei ryokan della piccola località.
Esaurita la vena d'argento alla fine del '700 ci fu un momento di decadenza generalizzata che si protrasse per tutto il XIX secolo e chi non abbandonò l'angusta valle montana mise in piedi una una locanda con onsen e Ginzan divenne una stazione termale che prese slancio con il Giappone "moderno" degli inizi del XX secolo.
Il Giappone perduto è qua
Qua, infatti, il viaggiatore curioso si ritroverà in atmosfere del periodo Taisho (1912-1926), costruzioni di legno ed intonaco bianco si alternano nel piccolo borgo che si snoda interamente attorno ad un fiume attraversato da più ponti che collegano le due sponde su cui si affaccia in poche centinaia di metri l'intero paesino. Una serie di locande, ristoranti, botteghe turistiche accolgono chi voglia davvero staccare dalla realtà del mondo di oggi, un 'immagine ancor più surreale alla sera quando il paese è illuminato da lampade a gas come nei primi anni del novecento.
Ryokan ed onsen per un'esperienza fuori dal tempo
Se non arrivate in aereo potreste giungere qua con una combinazione di treno e bus, sempre lo stesso autobus prenderete, noi siamo arrivati piuttosto presto al mattino e pur non avendo in mente di dormire in loco abbiamo voluto provare l'onsen di un ryokan che per l'appunto forniva questo servizio anche a chi onon pernottava... bellissimo il rotenburo (onsen all'aperto) con splendida vista sulla montagna. Dopo questa esperienza, trovandoci a monte del paese abbiamo approfittato per andare a vedere la cascata e il sito delle vecchie miniere cullati dai colori dell'autunno.
Dopo un pranzo caratteristico abbiamo visto il resto del paese (è tutto in poche centinaia di metri) con il suo stabilimento termale pubblico i suoi edifici retrò ammirando anche la concessione alla modernità che il grande architettato Kuma Kengo (quello del recente stadio olimpico a Tokyo) ha dato alla ricostruzione del ryokan Fujiya con i suoi inconfondibili elementi in legno.
Aspettando il bus del ritorno che ci avrebbe poi portato a Yamagata city, calando il sole, ha iniziato a far freddo e così ci siamo fatti un "pediluvio" termale un'esperienza davvero carina che, via via, abbiamo provato in molte località giapponesi.
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Un viaggio tra le origini del Giappone ed il futuro!