Diario del mio quarto viaggio in Giappone: Kyoto arriviamo!
Un viaggio nel cuore del Giappone più profondo che svelerà modernità e tradizioni antiche andando fuori dalle solite rotte turistiche, senza dimenticare le mete più amate.
L'umorismo giapponese e "Mai dire Banzai"
Il Giappone è tanto lontano e la sua cultura tanto differente da quella occidentale che anche gli avvenimenti che suscitano ilarità sono diversi dai nostri, mentre quelli che fanno piangere e star male, purtroppo, sono gli stessi ovunque.
Tutti ricorderanno la Gialappa's Band e il suo primo spettacolo televisivo "Mai dire banzai", nel corso del quale venivano trasmesse scene dal programma televisivo Takeshi's Castle ("Fūun! Takeshi Jō") dove 100 concorrenti gareggiavano in una specie di "Giochi senza frontiere" , ma con risvolti più cruenti e per noi demenziali; i concorrenti, via via, si sfoltivano fino ad arrivare a affrontare il conte Takeshi (Takeshi Kitano), ideatore del programma che sarebbe diventato poi un famoso regista d'essai, vincendo il Leone d'oro nel 1997, senza che nessuno si accorgesse che era la stessa persona.
Altra trasmissione che il trio della Gialappa's commentava era The Gaman, nel corso della quale, per vincere un premio, alcuni ragazzi si affrontavano in prove estreme che ci facevano più che altro preoccupare per la salute dei poveretti e che ci facevano dubitare della sanità di simili manifestazioni nipponiche. Ad esempio i concorrenti gareggiavano per vedere quanto uno potesse resistere nel deserto coperto dalla lana, oppure chi riusciva a prender peso mangiando insetti o chi resisteva più a lungo senza mangiare o bere, sottoposto alla tentazione di pietanze profumate; in proposito, mia moglie mi conferma tutt'ora che alcune di queste competizioni effettivamente la facevano ridere, magari gli insetti no, ma il resto...
In Giappone si ride per cose diverse!
Mentre guardavamo i poveri concorrenti impegnarsi in prove dolorose, al limite dell'incolumità fisica e vedevamo il pubblico o i comici che conducevano il programma ridere beatamente quando magari qualcuno cadeva nel fango o aveva a che fare con insetti disgustosi o serpenti viscidi, noi pensavamo che forse quelle modalità erano un po' troppo esagerate, per cui non ridevamo e, anzi, pensavamo: "ma son matti?" e tutto questo per sottolineare le diversità culturali, a proposito del ridere, tra i telespettatori Italiani e quelli giapponesi.
Poi sono passati tanti anni ed un giorno Yumiko, la mia consorte, mi fece capire che Takeshi Kitano, regista ed attore cult per i cinefili degli anni '90, in Giappone era soltanto un conduttore televisivo, un comico, quel conte Takeshi che la Gialappa's chiamava "Gennaro Olivieri", ricordando uno dei mitici giudici di Giochi senza frontiere che i più oyaji (grandi) avranno visto e gli altri sentito nominare. I Giapponesi, dunque, si divertono più a veder cadere, tirasi torte in faccia, fare smorfie, bagnarsi con acqua gelata o rischiare l'osso del collo... piuttosto che ad ascoltare battute satiriche o vedere scenette ridicole. A tal proposito, io mi sono reso conto che se scivolo e non mi faccio troppo male o se mi casca il gelato addosso … mia moglie ride, anche se adesso la risata è frenata dal pensiero che toccherà a lei smacchiare la camicia...(io penso a cucinare).
Risata e martellata in Giappone
Tempo fa Yumiko mi ha raccontato di come il comico Ninety-nine, molto popolare nel Paese del sol Levante, dicesse che ormai non si divertiva e non riusciva quasi più a lavorare, perché lui amava far ridere la gente col suo mestiere quasi di saltimbanco; da quando, però,sono successi alcuni incidenti, l'attore, ora, deve schivare tronchi di plastica leggera, invece che di legno, portare casco e ginocchiere per non farsi male e, se rischia di cascare nell'acqua gelata deve indossare mute da sub termiche, con il risultato che si sta perdendo la genuinità dello spettacolo.
La diversità che ci divide su cosa ridere è reciproca; io, prevalentemente rimango indifferente o mi preoccupo nel vedere un comico che casca nel fango o nell'acqua ghiacciata, mentre mia moglie rimane indifferente davanti ad una caratterizzazione di Verdone o di Panariello; lei ama Benigni attore, ma le sfugge il lato comico e così, quando una volta le feci vedere il film "Il secondo tragico Fantozzi", lei non rise nemmeno di fronte all'episodio della Corazzata Potemkin, spezzone che ad esempio mi sono riguardato mentre sto scrivendo e che mi ha fatto ridere ugualmente pur conoscendolo a memoria.
Migliaia e migliaia di chilometri di distanza, storie profondamente differenti, hanno, dunque, forgiato anche un diverso gusto del ridicolo e del cosa possa essere divertente e comico e così, quando sono in Giappone e a volte guardo alcuni programmi di simile fatta io non riesco a ridere, al contrario di mia moglie e dei miei suoceri.
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Un viaggio tra le origini del Giappone ed il futuro!