Diario del mio terzo viaggio in Giappone: Fukuoka tra ramen e shopping

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Ritorno a Fukuoka la metropoli giapponese più ad occidente

Il giorno successivo partiamo per Fukuoka e, assieme a tanti altri Giapponesi, torniamo a casa, dove ci aspettano il babbo e la mamma di Yumichan, felici di poter stare tutti assieme. I 12 chilometri che separano la loro abitazione dall'aeroporto scorrono lenti perché è sabato pomeriggio e c'è un bel traffico, frammentato da decine e decine di semafori.
A cena mi aspetta un sublime carpaccio di orata, zuppa alla giapponese, tofu, riso coi marroni (di cui è ghiotta Yumichan) verdure...e vi giuro che ogni portata è stata finemente preparata e composta.
La mamma di Yumichan è una super mamma giapponese non utilizza surgelati, né cibi precotti ed infaticabilmente si dedica alla felicità della famiglia, spesso alzandosi per prima ed andando a letto per ultima..tanto è vero che fin dalla mattina si sente sminuzzare verdure sul tagliere e lo stesso vale per il pranzo e poi per la cena...

In Giappone la nostra Italia se non ti fermi a pensarla, non esiste più

Il giorno successivo è domenica e così decidiamo di andare in centro a Fukuoka; c'è un bel sole, ci vestiamo "eleganti" e partiamo; una passeggiatina ci separa della metropolitana, usciamo e poco dopo sento il suono di una fanfara: è la vicina università che festeggia...passa la banda, passa la squadra di baseball, ragazzi e ragazzi mascherati ed io fotografo ogni particolare. Loro si mettono in buffe pose, alcuni mi salutano in inglese, io rispondo: "Ciao! Ciao!" e tutti iniziano a dire " Miao! Miao!" siamo veramente lontani dall'Italia...
In 24 giorni di permanenza in Giappone, se non fosse stato per qualche immancabile ristorante italiano, l'Italia non sarebbe esistita, infatti quando ho avuto modo di guardare il tg giapponese mi sono reso conto che non hanno molto interesse per la nostra nazione, neppure per la vecchia Europa... non esiste nemmeno il Papa per il Giappone e soltanto quando il giudice monocratico de L'Aquila ha condanno a sei anni gli scienziati per la mancata previsione del terremoto si è parlato di noi, ma in fondo a me non dispiace che esistano posti dove siamo famosi solo per la pasta, l'olio ed il vino.

Le belle ragazze di Hakata e una doppia ciotola di ramen

Prendiamo la metropolitana per andare in centro (la metropolitana di Fukuoka è piuttosto semplice, perché ha solo tre linee che si intersecano).
Scendiamo a Tenjin che è il punto più centrale della città dove maggiormente si concentrano i negozi, i grandi magazzini i ristoranti e dove le belle ragazze di Hakata (questo è il nome antico di una parte della città) elegantissime e sicure sono padrone indiscusse dello shopping cittadino...La nostra meta è Fukuoka tower...ma, mentre stiamo cambiando linea, ci accorgiamo che è quasi l'ora di pranzo...; Yumichan vorrebbe fermarsi in un ristornate Tailandese, ma io, memore della cucina troppo piccante di questa nazione, cerco di sterzare la scelta su qualcosa di più nipponico ed è così che andiamo in un locale dove si servono ramen.
Fuori c'è la fila per il pranzo della domenica, ma questa scorre veloce; siamo da Ippudo un negozio di ramen di Hakata, famoso in tutto il Giappone ed anche oltre i confini del Sol Levante, tanto che una delle sue sedi è anche a New York, così una cameriera efficientissima ci prende l'ordine, mentre siamo ancora in coda per strada, per cui veniamo serviti appena riusciamo a metterci seduti, ad un tavolo grande dove si mangia con a fianco e di fronte altri commensali, un po' come nelle nostre vecchie osterie; arriva la nostra ciotolona di ramen...con anche una ciotolina di riso in cui mettere un uovo da mangiare col brodo della pasta...
Molti di coloro che leggono, se non sono stati in Giappone, possono pensare che mi sia trovato sempre davanti a piatti di raffinata leggerezza...ma a Fukuoka i ramen vengono cotti in un saporitissimo brodo di maiale con verdure e con fettine di carne arrostita; in questo locale, come spesso capita, posso farmi anche portare altra pasta da mettere nel condimento, la regola è non terminare il brodo … così io me ne mangio due piatti, poi mi lamento che ho preso due chili...Yumiko si ferma ad un piatto, ma, complice il caldo, è knockout.. ovviamente mi dà la colpa del fatto che si senta strapiena e così andiamo a fare il chilo una mezz'oretta in un caffè dove mi prendo un doppio americano con ghiaccio e mi addormento un po'... è incredibile come riesca ad addormentarmi con facilità in Giappone...Andiamo poi a cercare un pensiero per il nipotino...io vorrei compragli un gioco, Yumichan invece un libro per imparare a parlare...

Librerie di 5 piani, grandi magazzini sterminati e alla fine i chanpon: questo è il mio splendido Paese del Sol Levante

Andiamo così in un negozio di libri e video...cinque piani di cultura...con lunghi corridoi che racchiudono molto dello scibile umano e tanti tantissimi manga che farebbero la gioia di molti; troviamo quel che si cerca, ma ormai è tardi per la Fukoka Tower, per cui rimaniamo in centro...mi toccano un po' di profumerie...
Yumiko si trasforma in una cliente nipponica tipo e si presta alla prova di una maschera di bellezza, mentre io faccio una girata tra lussuosi negozi di griffe italiane, constatando che, nonostante la crisi globale, in Giappone, almeno ad un'occhiata superficiale, le cose vanno meglio, le gente compra di tutto e le infrastrutture, sono perfettamente linde e funzionanti.
La sera a casa è di nuovo festa; il babbo Tsutomu ha preparato il suo piatto forte, i chanpon, dove carne, verdure e frutti di mare accolgono a cuocere dei succulenti spaghettoni che appunto si chiamano chanpon!...Pare sia un piatto inventato in un antico ristorante di Nagasaki, ma Yumichan sostiene che sono migliori quelli del padre perché più ricchi di gamberi e calamari.
Dopo la cena mi metto a guardare un po' di TV in giapponese, e vedo Takeshi Kitano, un comico,un'icona della tv nipponica, ma famoso in tutto il mondo come regista, per cui mi viene voglia di seguire un programma italiano ed allora saluto tutti e sul pc mi guardo Crozza, via streeming, il che mi riavvicina all'Italia che è tanto lontana.

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