Diario del primo viaggio in Giappone, Kyoto tra castelli e templi

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Kyoto l'antica capitale imperiale

Dal nostro albergo ad Osaka partiamo alla scoperta dell'antica capitale giapponese la bellissima Kyoto, il luogo che conserva il maggior numero di vestigia del passato, anche perché risparmiato dai bombardamenti americani per i suoi tesori artistici.
Si arriva alla stazione della città, col treno usando sempre la nostra JR CARD e da la raggiungiamo la metropolitana ed in poco tempo andiamo a vedere il primo sito della giornata, che Yumiko aveva progettato di farci visitare, il castello di Nijo, di cui avevo letto e sentito parlare precedentemente, in un Quark speciale e quindi mi interessava; il mio professore di storia e filosofia al liceo una volta disse una verità che non scorderò mai: in viaggio si vedono le cose che si conoscono, per questo prima di partire mi documento sempre, per capire ciò che vedo e per sapere cosa cercare...

Il Castello di Nijo patrimonio dell'UNESCO

Non si tratta di un vero e proprio castello, ma di un palazzo, che ospitava lo shogun quando andava a Kyoto a rendere omaggio all'imperatore, voluto da Tokogawa Yeasu nel XVII secolo.
Si entra da un porta riccamente decorata in stile Momoyama, il barocco giapponese, se mi consentite un azzardato parallelismo architettonico e si entra nel palazzo vero e proprio avanzando verso le stanza del potere, dove l'imperatore dava udienza ed incontrava lo shogun, e dove è stato firmato il famoso protocollo di Kyoto sull'ambiente, camminando sopra al famoso pavimento dell'usignolo, un pavimento di legno messo ad incastro che poggia su chiodi, che al calpestio cigolano, riproducendo un "cinguettio", questo serviva ad avvertire che arrivava qualcuno e a sventare eventuali attentati.
Si esce poi fuori e in questo periodo di hanami anche il giardino del castello è un susseguirsi di colori e nuvole di ciliegi in fiore.

Il giardino del Tenryuji e il bosco di bamboo di Arashiyama

Da la ci spostiamo verso la collina di Arashiyama, dove sorge uno dei giardini più belli dell'intero Giappone, che orna il tempio di Tenryuji, uno spettacolo, un parco che si integra con la montagna retrostante, ma dove la mano dell'uomo e l'amore per la natura sono guidati in modo sapiente, qua ammiriamo un esempio di giardino zen, diverso da quelli solo di pietre che abbiamo in testa noi occidentali alla parola zen, potremmo dire uno zen paesaggistico, integrato col tutto.
Passeggiando tra vialetti e laghetti, carpe colorate e fiori si arriva al grande bosco di bamboo, e per la prima volta ho visto un vero e proprio bosco di alte canne verdi, di un verde così verde che non so descriverlo, come se fosse l'essenza del colore

Il Byodo-in, il padiglione della fenice, un simblo dell'intero Giappone

Alcuni di noi sono stanchi e decidono di tornare ad Osaka, noi assieme ad altri invece prendiamo un trenino fino alla vicina città di Uji per andare a visitare il Byodo-in uno dei pochi templi in piedi dal periodo Heian, tanto famoso in Giappone da essere impresso sulle monetine da 10 yen.
Per arrivare al tempio dalla stazione camminiamo poco meno di un chilometro e così ci fermiamo un attimo a bere un tè verde visto che Uji è proprio rinomata per questo.
I miei amici, che sono italiani al 100% e non conoscono la cultura giapponese, stufi di bere il tè senza zucchero vedono un contenitore con dentro una polvere e pensando che fosse zucchero cercano di addolcire la bevanda...non l'avessero mai fatto si trattava di brodo di pesce liofilizzato...così si è imparato che nel mondo al bancone di un caffè ci possono essere cose differenti.
Arriviamo al Byodo-in e qua capiamo perché è detto anche padiglione della fenice, infatti oltre ad avere una raffigurazione di fenice sul tetto la sua pianta è come un uccello ad ali spiegate, il tempio pare abbracciare gli astanti nei giochi di luce tra fiori e acqua e pur essendo solo una piccola parte della struttura originaria si rivela bellissimo, per me tra i vari templi visti è quello che mi è piaciuto di più e dove vorrò prima o poi sicuramente tornare!

Cena al Korea Town di Osaka

Il ritorno in treno è un lungo sonno, la maggior parte dei partecipanti al viaggio in Giappone, la sera non si muove, altri andranno a mangiare tempura, io e Yumi-chan, invece andiamo nel quartiere coreano che come dicevo è vicino all'hotel e qua ci rechiamo a mangiare qualche piatto della vicina nazione.
Ci sediamo ad un tavolino al cui centro è un bracere su cui arrostire delle carni da insaporire con salse...una sorta della fondue bourguignonne, ma non zuppata nell'olio...più degli spaghetti coreani...dalla consistenza strana...
Apro una breve parentesi sui Coreani che vivono in Giappone (Zainichi in giapponese), che sono venuti qua per lavoro, anche a costruire le ferrovie a cavallo dei secoli XIX e XX ed in Giappone vivono quindi da generazioni, sono circa 650.000 ed hanno spesso dimenticato ogni legame con la madre patria, compresa la lingua e sono ormai praticamente soltanto giapponesi, ma le leggi nipponiche, estremamente chiuse in materia di immigrazione e rilascio di cittadinanza, fanno sì che costoro siano sempre stranieri ed in un certo modo cittadini di serie B, pensate che molti si fanno chiamare con nomi e cognomi giapponesi, così da campare un po' meglio...
Si dorme tutto d'un fiato, la giornata successiva sarà di spostamento e visita...attraverseremo un bel pezzo dell'isola di Honsu torneremo a Tokyo col treno e da qua andremo a Nikko dove ci aspetta la sera al ryokan...

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