Diario del primo viaggio in Giappone, Hiroshima e Miyajima

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Il Parco della pace ad Hiroshima

Parco della Pace. Hiroshima

Ci svegliamo che è presto nella nostra camera del business hotel, dove abbiamo passato la notte, cioè di un albergo pensato non per la vacanza, che è di solito molto piccola, come in questo caso, pensate che per aprire la valigia dovevamo fare l'operazione sul letto, ma costa anche meno e considerando che avevamo sempre dormito in grandi alberghi (4 o 5 stelle, trovati a prezzo scontatissimo) fino a quella sera era anche giusto cercare di venire incontro al nostro budget, visto poi che in Giappone la pulizia regna sovrana e qua non era da meno.
Dopo la colazione più modesta del buffet descritto ad Osaka lasciamo l'hotel e troviamo i cugini della mia allora fidanzata ad aspettarci, con la macchina arriviamo alla riva del fiume che attraversa Hiroshima e vengo portato al Parco della Pace su cui troneggia lo scheletro della cupola di quella che prima dell'esplosione atomica era una sorta di mercato coperto, immagine che abbiamo tutti negli occhi, lasciata a perpetuo ricordo della stupidità e della cattiveria umana.
Camminiamo, o meglio cammino all'interno questo di questo parco con i monumenti in ricordo del tragico momento e innalzati in omaggio alla pace, cammino solo per pensare un po', ci scattiamo un paio di foto, non diciamo nulla, perhcè le parole sono superflue.
E' inutile dirvi che quando si arriva ad Hiroshima non si possa non pensare alla bomba atomica ed alla sua tragedia e già lo facevo da quando vi avevo messo piede. Già un'altra volta con Yumiko ci eravamo trovati in una situazione simile a Dachau, quando ospiti di un amico tedesco fummo da lui subito portati in visita al campo, per non pensarci più su e vivere la cittadina alle porte di Monaco senza il fantasma del atroce passato...lo stesso successe ad Hiroshima, dove non sono voluto, però, andare a vedere il museo della bomba, conosco la storia bene e non volevo turbarmi oltre il dovuto.

Ostriche a Miyajima, l'isola del tori rosso

Ostriche, Miyajima, Hiroshima

Dopo questo momento di riflessione praticamente dal parco della pace prendiamo un motoscafo ad un imbarco sul fiume che in una quarantina di minuti ci porta a Miyajima, la famosa isola del santuario di Itsukushima davanti alla quale troneggia il tori rosso, uno dei simboli del Giappone oltre ad essere raro esempio dell'architetture del periodo Heian.
Coi cugini il dialogo è pressochè nullo, ma siamo aiutati dalla gestualità e dalla simpatia reciproca che ci dimostriamo e loro che hanno capito che sono una buona forchetta non esitano pur essendo ancora le undici e mezza del mattino a portarci a fare un brunch (a pranzo, ma visto l'orario) in un ristorante a loro noto tra i tanti che si affacciano nel paese che sorge attorno al santuario dove si mangiano Kaki, cioè ostriche di cui è rinomata questa parte del Giappone, ed in questo periodo dell'anno, era aprile, non si mangiano crude, ci dicono, ma solamente cotte...e me no male, perchè io che mangio tutto crude non le adoro, ma cotte erano squisite, ottime cotte alla brace, ma il top erano quelle fritte...ancor oggi ripensandoci mi viene l'acquolina!

un matrimonio allo scarlatto santuario di Itsukushima

Matrimonio Giapponese, Miyajima, Hiroshima

Usciti con la pancia piena andiamo in vista al santuario, e incontriamo assieme a molti turisti venuti qua per il sito e per fare hanami anche alcuni cerbiatti che qua vivono indisturbati.
Dovete sapere che quest'isola, sacra per i Giapponesi e dove è fatto divieto nascere o morire, per questo non vi è un reparto di maternità all'ospedale e non c'è un cimitero, ospitava nella totale libertà della natura tanti animali tra cui cervi che vivevano non disturbati da nessuno, questo fino a che non vi sbarcarono i soldati americani che se li mangiarono quasi tutti, così quelli che incontriamo oggi sono stati reintrodotti da Nara dove avevano avuto una maggior fortuna.
Ci avviciniamo al mare e al tempio di Itsukushima rosso scarlatto coi suoi pontili, e la sua semplicità, degno di Genji e le sue storie.
Qua tra vari scatti che ci facciamo reciprocamente incappiamo in bel matrimonio celebrato nel santuario, così vediamo la sposa col suo kimono bianco ed il copricapo a coprir le corna demoniache che per la tradizione nipponica, la donna porta in testa perché un po' diavoletta per natura e lo sposo, un ragazzo magro serio serio e gli invitati attorno, così vistando li vediamo arrivare ed andare a celebrare il rito in presenza del prete shintoista e "rubiamo" qualche foto del lieto evento.

A spasso nell'isola di Miyajima

Tori di Itsukushima, Miyajima, Hiroshima

Dal santuario Itsukushima ci spostiamo in salita verso una prima piccola pagoda a due ordini in mezzo ai ciliegi e facciamo una passeggiatina sovrastando il santuario ed il mare e vedendo affacciarsi il simbolico tori rosso posto tra le acque e per secoli unica porta d'accesso di chiunque volesse arrivare nell'isola sacra fino ad arrivare ad un padiglione voluto da Toyotomi Hideyoshi il Senjokaku all'interno del quale sono molte pitture antiche, bellissima ne ricordo una raffigurante con macchie di colore nero su sfondo dorato delle tigri, e la vicino una bellissima pagoda a cinque ordini tra i ciliegi in fiore, che bella giornata!
Da li torniamo verso il motoscafo che ci porterà indietro,non senza esserci fermati a mangiucchiare qualcosa, gelati e frittelline di mele, quindi una volta tornati ad Hiroshima sempre accompagnati dai gentilissimi cucii andiamo a recuperare il bagaglio all'hotel e da là alla stazione dove ci congediamo invitandoli in Italia...ma per un Giapponese non è facile prender ferie...e da la in poco tempo torniamo a bordo di uno Shinkansen col nostro Japan Rail Pass ormai agli sgoccioli a Fukuoka dove troviamo a prenderci i genitori di Yumiko per cominciare qualche giorno in loro compagnia!!!

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