La cucina giapponese dà conforto in ogni stagione ed in ogni occasione
L'ultimo giorno di soggiorno passa facendo le valige, chiacchierando per come mi è possibile con otosan ed okasan, facendo una passeggiatina per comprare un po' di Yakisoba freschi da surgelare in Italia, per futuri banchetti in stile kansai con cui ricordarsi sapori nipponici anche da casa, ed a cena mangiando uno dei piatti più buoni dell'arte culinaria giapponese e che non avevo ancora assaggiato: l'oden...
Ah che buono che è l'oden...è una specie di spezzatino in brodo (eh ma il sapore è, come tutto in Giappone, differente da quello che il palato italiano potrebbe proporre)...ma non solo qualche tocco di carne, ci sono anche uova sode, tofu, e dei saccottini di tofu pieni di verdure e altri ingredienti che non decodifico al volo, un piatto che scalda l'animo e non solo, per accompagnare le nostre ultime ore giapponesi in questo 2014. Poi i movimenti quasi si rallentano, come ad allontanare la partenza, penso che i genitori di Yumiko siano tristi di rimaner soli, e veder partire la loro unica figlia, ma credo anche che, dopo questo lungo soggiorno, abbiano voglia dei loro ritmi più normali...senza ospiti.
Il sonno è breve, la sveglia, infatti, suona prestissimo, il nostro volo per Tokyo parte alle sette del mattino e per essere nei tempi dobbiamo lasciar casa attorno alle cinque e un quarto, ci accompagno otosan ed okasan, anche se stavolta rispetto al passato ci lasceranno al marciapiede di fronte all'entrata dell'aeroporto di Fukuoka, perché il nostro caro babbo giapponese deve andare al lavoro poco dopo.
I saluti sono intensi e molto differenti da quelli un po' strepitanti con cui si cresce nel Bel paese, anche se stavolta oltre agli inchini di rito segue una stretta di mano, si anche tra Yumi ed i suoi, ma se i modi non sono uguali il dolore del distacco si legge comunque negli occhi e poi, dopo un attimo, mio suocero vince gli indugi e mi abbraccia, un gesto davvero grande di cui sono felice.