Diario del mio quinto viaggio in Giappone: Nabe, Kumamoto ed onsen!
Scopri i colori della primavera del Sol Levante e la meraviglia dei ciliegi in fiore, andremo anche al di fuori delle solite rotte turistiche a scoprire il vero cuore del Giappone!
Il nabe un must della cucina giapponese
Il lunedì ed il martedì li passiamo ad aspettare che il tifone numero 19 attraversi il Giappone, alla tv vediamo che fa dei bei danni, mentre da noi a Fukuoka ha fatto solo tanta acqua, senza grossi problemi, passiamo il tempo tra i manicaretti che prepara la mamma di Yumichan ed il computer, aromi per un italiano inconsueti si levano nell'aria, ho il tempo per leggere, quest'anno nulla di giapponese, sto cercando di immergermi nella trilogia su Los Angeles di James Eleroy, iniziata a maggio, quando ci siamo concessi quindici giorni di mare caldo, con Dalia Nera, ma poi dopo che hanno diagnosticato il male al babbo, non ho avuto più molta testa per la lettura. Adesso lontano dalla vita quotidiana, senza un soldo in tasca (vi ricordo il furto del mio portafoglio il giorno prima che partissi da Roma), ma servito e riverito, un po' come deve vivere il Papa, ma con meno pensieri, ritrovo la concetrazione giusta e mi immergo nelle atmosfere del "Grande Nulla" secondo volume di queste storie gialle.
Si è rinfrescato un po', ma con una felpa si sta bene ed avendo smesso di piovere, con Yumi, andiamo a far due passi fino alle porte del "centro" e compriamo dei dolci in un forno d'ispirazione francese, intanto il termometro è sceso a 20°... da queste parti dicono sia temperatura novembrina, e così mia suocera pensa bene di preparare il Nabe per cena.
Il Nabe è un piatto che sintetizza forse la cucina giapponese, come ci suggerisce Roland Barthes nel suo "L'impero dei segni" le cose arrivano a tavola crude, semplicemente tagliate, e vengono cotte via via davanti ai commensali; una pentola con dell'abbondante acqua viene posta su di un fornello da tavola, polpettine di pollo, spinaci, funghi, erbette varie e poi tofu vengono immersi nel liquido bollente, poi, quando gli ingredienti sono cotti si mangiano con il loro lieve brodo e via via si intingono in una salsa aromatizzata allo yuzu (l'arancia giapponese), poi si continua a cuocere finché ce n'è, infine, nel brodo restante, si vanno a buttare gli udon e dopo di essi, quando io ero già sazio, per affrontare al meglio l'incipiente autunno, è il turno dell'immancabile riso (già cotto) e uova sbattute che vengono immersi nel brodo bollente riscaldando l'animo e non solo dei commensali...è un piatto presente in tutto il Giappone, l'ho mangiato preimpostato, cioè con gli ingredienti già messi nel pentolino che cuoce mentre si mangiano altre cose, spesso quando siamo andati in qualche ryokan, di quelli autentici, ma mai l'ho mangiato buono come a casa. Lo avrete capito, ho davvero una grande fortuna ad avere una suocera che mi fa conoscere la vera cucina del Sol levante.
Kumamoto ed il suo castello
Oggi (mercoledì 15 ottobre) si va in Gita! Si parte per la vicina Kumamoto, la patria del famoso orso Kumamon che troveremo in ogni dove, e poi alla volta dello spettacolare monte Aso; si va in macchina e in un certo modo si torna i bimbi che vanno in viaggio con mamma e papà, le modalità sono le medesime, solo forse qua in Giappone si presta maggiore attenzione ai particolari, alla preparazione, e così ci portiamo dietro un po' di generi di conforto tipo snack e bevande, mio suocero è andato a fare il pieno, ha sistemato il navigatore, ha pulito bene i cristalli ed io c'ho rivisto le modalità del mio babbo e mi sono sentito piccolo e protetto.
E' la prima volta che andiamo in un viaggio con pernottamenti fuori casa tutti assieme, c'è sempre stato un qualche impedimento gli anni passati, e quindi siamo tutti contenti di questo momento, ci fermiamo in autogrill in autostrada, gli autogrill in Giappone, manco a dirlo, sono più belli che da noi, ci sono più negozi, ristoranti e l'immancabile konbini, così ci mangiamo un cornetto e un po' di caffè e latte (oggi in stile italiano) e si riparte.
Io mi addormento e mi risveglio al casello di Kumamoto, proprio come un bambino, dopo un po' che gli giriamo attorno troviamo la strada giusta e arriviamo al famoso maniero da dove i signori locali dominavano la zona e dove gli ultimi samurai ribelli (in pratica quelli del film omonimo) alla rivoluzione Meiji voluta dall'imperatore, guidati da Saigo Takamori si arroccarono nel loro ultimo tentativo di resistere all'inevitabile fine di un'era. Fu qua che tra gli assediati per necessità nacque un piatto ormai famoso in tutto il Giappone , i sashimi di cavallo detto: basashi.
Il castello fu distrutto, tranne che per alcune torrette ed ali laterali dove erano magazzini e così quella che vediamo oggi è in molte parti una ricostruzione della seconda metà del XX secolo.
Noi abbiamo avuto la fortuna di poter visitare anche le parti originali che non sempre sono aperte e che ci hanno ricordato tanto gli interni del casello di Himeji.
Uno dei giardini più belli dell'intero Giappone
Questo maniero assieme a quello di Osaka e Nagoya era considerato tra i più grandi ed imprendibili e una visita vale davvero la pena.
Ci sono tanti turisti, sopratutto dalla vicina Cina, molti tour arrivano nel Kyushu offrendo terme (Beppu), arte (Kumamoto, Dazaifu) e shopping (Fukuoka).
Il Kyushu, inoltre, geograficamente è sempre stato proiettato verso il continente e così per pranzo andiamo in un famoso ristorante di cucina cinese dove il piatto forte è un ramen molto leggero fatto con spagettini di soia: il taipien.
Una volta ristorati dal pranzo andiamo a vedere un famoso giardino, veramente da non perdere se arrivate fin qua, il Suizenji Jōjuen, un parco Tsukiyama, cioè con colline artificiali e laghetti, qua c'è una rappresentazione del monte Fuji ed è considerato uno dei giardini più belli del Giappone intero, la nota dolente è che le città giapponesi non tengono spesso conto della storicità dei luoghi e il nostro giardino è contornato in certi punti da una vista su palazzoni di cemento...
Il monte Aso il vulcano attivo più grande del Sol levante
Si riparte, stavolta si va verso il monte Aso, il vulcano attivo più grande del Giappone, ci si inoltra in una zona di campagna molto bella, si va a vedere una sorgente, che è venerata come divinità nel suo santuario e qua mia suocera mi regala un nuovo tenugui, in teoria un asciugamanino, ma io li utilizzo come foulard perchè hanno dei disegni molto carini e sono leggeri ; si sale di quota ci avviciniamo ai 1500, altezza massima del monte, ma ci dobbiamo fermare prima, perchè il vulcano placidamente (in quel momento, perchè poi nei mesi successivi abbiamo letto che ha fatto un paio di esplosioni con conseguente cenere) erutta ed emette fumo e gas, il paesaggio è davvero molto bello, la campagna è è rigogliosa a valle, i campi di riso sono gialli e ci si accorge, solo dopo un po' che non si è in semplice altopiano circondato da una cresta di monti, ma che si è dentro la caldera dell'antico vulcano, larga una trentina di chilometri e con una circonferenza di circa 120.
Ci fermiamo più volte a guardar la natura, a veder le mucche al pascolo e mi vengono in mente i monti Nebrodi là dove lasciano il passo all'Etna, dove tante volte in vacanza da ragazzo e da adulto sono andato a mangiare la famosa provola, per poi prosegue per Aso city, siamo davvero in un posto lontano dal Giappone conosciuto dai turisti, un Giappone per Giapponesi e un po' fuori dal mondo.
Una vacanza in stile giapponese
A pochi minuti dal centro della cittadina arriviamo ad un grande ryokan, con un bel campo da golf, la zona è famosissima per gli Onsen e noi siamo qua per questo. Così una volta arrivati e preso possesso della nostra stanza in stile giapponese ci dedichiamo a fare un po' di terme, uomini e donne separatamente come si usa in Giappone, dove questi lavacri si fanno nudi, e così ci concediamo un oretta di bagni termali sia all'aperto che al coperto, con idro massaggio e cascatelle, sono tranquillo, sono lontano da tutto, oggi non c'è nemmeno il wifi, poi come si usa in questi luoghi per andare a cena ci si mette comodi, si indossa uno yukata, che mentre per un giapponese è la prassi un italiano, invece, si sente un po' Toshiro Mifune.
Ci aspetta una cenetta Kaiseki, la cucina giapponese più raffinata con tante portate, da cui un italiano, però, si alza leggero...molte specialità di carne e pesce si alternano sotto i miei occhi, sashimi, capesante, fettine di vitello grassottello, pesce in agrodolce, riso, tofu alle uova con profumatissimi porcini giapponesi...
Dopo aver mangiata visto che sono a mala pena le nove ed ho timore di addormentarmi subito e di svegliarmi nel cuore della notte torno alla spa e faccio altre abluzioni per poi crollare alle dieci nel mio futon e dormire, almeno, fino all'indomani.
Viaggia con noi alla scoperta del Giappone per primavera!
Un viaggio tra le origini del Giappone ed il futuro!