Capitali mobili per i primi imperatori del Giappone
In questi primi tempi la corte imperiale era ancora piuttosto piccola e poco articolata, così che, alla morte di un sovrano, era semplice abbandonare il luogo di residenza di questo e porlo altrove, anche se, spesso, il potere Yamato mantiene la sua capitale ad Asuka, a sud dell'odierna Nara.
Alla morte di un imperatore si era soliti lasciare il luogo considerato contaminato dalla sua scomparsa e ricostruire un nuovo palazzo imperiale che fungeva, più che da domicilio vero proprio del sovrano, da centro amministrativo-religioso; l'imperatore, però, poteva anche decidere di far cambiare la residenza della sua capitale, influenzato da molti fattori spesso legati ad epidemie, morti misteriose, o alla convinzione che portasse sfortuna.
Con l'imperatore Tenmu (631-686), il primo che stabilì ufficialmente i legami tra la sua famiglia ed Amaterasu la dea del sole, si assiste alla costruzione, attorno ad una sala imperiale di ricevimento, di numerosi edifici preposti ad ospitare gli amministratori dello stato, insomma una vera e propria corte; tant'è che il sito di Asuka si arricchisce di infrastrutture come ad esempio un sistema idrico di cui abbiamo testimonianza negli scavi eseguiti nella zona.
Il complicarsi della struttura fece decidere per la necessità di una soluzione, per cui si pensò che, alla morte di un imperatore, fosse più semplice, con opportuni riti purificatori, bonificare il luogo piuttosto che spiantare il tutto per ricostruirlo un po' più in là.
Così fu decisa, per editto, la prima capitale stabile in Fujiwara-kyo la cui pianta si ispirò a quella cinese di Chang-an, l'odierna Xi'an.
Ma ben presto il luogo prescelto si rivelò stretto e così si decise di spostarsi in un territorio limitrofo fondando la nuova capitale Heijo-kyo (Nara).