L'importanza del susseguirsi delle stagioni nel Paese del sol levante

Monte Fuji, Giappone

In Giappone le stagioni hanno ancora connotati ben definiti: estati calde e torride, autunni tiepidi ed asciutti, inverni freddi e primavere fresche e luminose, ed i Giapponesi vanno fieri di di tutto questo, tanto che, quando incontrano uno straniero se ne vantano e gli domandano se anche nel loro paese ci sia la stessa alternanza...
Le stagioni in Giappone sono preannunciate nelle vetrine dei negozi, dove la primavera è segnalata con elementi floreali e tralci di sakura, l'estate con riferimenti ai fuochi d'artificio e fette d'anguria che rischiarano e rinfrescano le notti afose, mentre le foglie d'acero in ghirlande appaiono nei grandi magazzini insieme ad edizioni limitate di birre per ricordare a tutti che è autunno già dal mese di settembre quando ancora, di regola, ci sono 30° e si va in calzoni corti; il freddo, invece, in inverno, è annunciato da pupazzi di neve finta...
Pensate che il passaggio da una stagione all'altra era ed è così importante che, per gli equinozi d'autunno e primavera, è festa nazionale, perché il Giappone aveva una cultura molto legata all'agricoltura e, quindi, vedeva nel regolare succedersi delle stagioni la possibilità di buoni raccolti, quindi ricchezza e pancia piena.

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Origini mitologiche del tè ... per i Giapponesi è stato Daruma

Daruma

Quando andrete in viaggio in Giappone vi accorgerete che la bevanda più bevuta, anche più della stessa acqua, è il tè, il famoso tè verde giapponese che viene consumato sotto diverse forme e che accompagna la giornata e il dissetarsi del bravo abitante del Paese del sol levante.
Come molti altri aspetti di cui ho parlato in questo blog, anche il tè arriva in Giappone dalla Cina, anzi è proprio nel grande paese asiatico che questa pianta viene coltivata ed utilizzata per la prima volta... Secondo una leggenda cinese, l'imperatore Shen Nung, personaggio mitologico che aveva inventato l'agricoltura, vissuto più 2500 anni prima di Cristo e che aveva l'abitudine di bollire sempre l'acqua prima di berla (ma che sia anche l'inventore dell'acqua calda?), un giorno, dormendo all'aperto vicino ad un arbusto di tè (la pianta può raggiungere i 2 metri se lasciata andare) ed il vento facendo cadere delle foglie nella pentola, al risveglio si trovò il tè pronto, lo assaggiò e ne trasse benefici incredibili...Gli indiani, invece, dicono che a scoprire questa bevanda fosse stato Bodhidharma un principe buddista che, trasferitosi in Cina, dette luogo al chan (lo zen); egli si era messo in testa di non dormire e meditare per sette anni, ma, arrivato al quinto, cominciò ad avere sonno e così, guidato da un forte impulso, prese le foglie di un arbusto che cresceva vicino a lui, le masticò e, riprendendosi, portò, a termine il suo proponimento. In Giappone gli accadimenti che accompagnano l'origine del tè cambiano un po'; si narra, infatti, che  Bodhidharma (Daruma per i giapponesi, quello dell'omonima bambola che aiuta a realizzare i propri desideri), durante le sue meditazioni si addormentasse e addirittura si distraesse al punto di sognare le fanciulle con cui aveva fatto il simpatico in gioventù. Una volta sveglio, dicono che si fosse infuriato con sé stesso, al punto di strapparsi le palpebre e di sotterrarle, così da non dormire mai più. … E' da quest'ultime che sarebbe nata la pianta del tè.

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Budda era alto, biondo e magro

Budda storico, Tokyo

Quando un occidentale, che non ha stretti rapporti con l'oriente, pensa a Budda si raffigura un tizio calvo, sorridente, con una bisaccia sulle spalle e sopratutto molto in carne, perché tutti, se non in casa propria, almeno in quella dei genitori o dei nonni, hanno visto la ben augurante statuetta di un “Budda” ciccione con una cornucopia che tracima monete...ma in realtà stiamo parlando di una persona diversa.
Il principe Siddharta, Gautama Budda, infatti, quando più di 2500 anni fa lasciò il suo palazzo nel nord dell'India per andare a meditare, si dice fosse alto, bello e con gli occhi azzurri; dopo 6 anni di ritiro spirituale e digiuni era, però, divenuto pelle ed ossa come possiamo immaginarci e come “lui stesso” scrisse nei testi sacri del buddismo: “ Il mio corpo raggiunse uno stato di estrema magrezza; gambe e braccia divennero come canne vecchie e appassite a causa del troppo poco cibo “ ed è così che viene raffigurato in certe statue ritrovate in Afganistan.

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I progenitori dei fumetti Giapponesi

Fumetti in Giappone

Oggi vorrei parlare di fumetti giapponesi, i famosi “Manga”, argomento imprescindibile per capire al meglio la cultura nipponica, pur non essendo né io né Yumichan fruitori di questo genere d'arte pop che tanto ha fatto conoscere il Paese del sol levante nel mondo. Mi scuso, dunque, con chi è esperto in materia se tratterò l'argomento da curioso divulgatore, anche se di anime cioè dei cartoni animati giapponesi, che spesso derivano da un fumetto, posso dirmi “esperto”, almeno per la programmazione abbondante giunta in Italia tra la metà degli anni settanta e ottanta.
La parola “Manga” viene utilizzata per la prima volta dal famoso pittore Katsushika Hokusai che se ne serve nel 1814 per indicare la sua produzione di schizzi e raffigurazioni, ma il gusto di rappresentare racconti e narrazioni, aiutandosi con le figure, è più antico. Alcuni studiosi, infatti, ne vogliono trovare il progenitore nei famosi rotoli del Choju (secolo XII) custoditi al Konzanji (che ho avuto la fortuna di vedere l'ultima volta che sono andato in Giappone) dove l'umanità è raffigurata distorta in figure zoomorfe.

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Tanta confusione quando si parla in Italia del Giappone

Giappone

Tra i tanti argomenti che abbiamo modo di trattare parlando con amici vecchi e nuovi, potete immaginare che quello che io e Yumichan spesso affrontiamo maggiormente riguarda l'arcipelago nipponico e così, dalle affermazioni dei nostri interlocutori, comprendiamo che non è loro molto chiaro come si viva in Giappone, se non, addirittura, dove sia.
A volte ci viene domandato se, rispetto all'Italia, sia estate o inverno, mentre molti hanno trasecolato quando, chiacchierando, hanno appreso che il Giappone è un arcipelago. Ricordo in proposito come una volta mi abbiano detto che credevano fosse una penisola attaccata alla Cina, ma a ciò si aggiunge il fatto che gli abitanti del Paese del sol levante vengono confusi con i loro potenti vicini per una similitudine dei tratti somatici e per un'analisi molto superficiale, rinforzata, al giorno d'oggi, dal proliferare di ristoranti di cucina giapponese gestiti quasi sempre da cittadini cinesi. Lo stupore, negli occhi di chi ha modo di conversare con me, e che spesso è anche ghiotto frequentatore di tali locali, aumenta quando faccio notare che la cucina giapponese e quella cinese son ben diverse tra loro come lo sono gli aspetti culturali. A questo punto i miei interlocutori rispondono immancabilmente con un: “va bene, ma più o meno si tratterà della stessa cosa”...senza pensare ai conflitti mai sopiti (purtroppo) tra i due popoli e ai loro diversi modi di approcciarsi al mondo, perché ambedue sono portatori di culture grandi ed affascinanti, ma completamente diverse.

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Cosa è viaggiappone?

viaggiappone

Viaggiapppone nasce come condivisione dei viaggi nel Paese del Sol levante fatti da Yumiko e Dani tenendo sempre presente quali possano essere i problemi oggettivi che un Italiano in vacanza in Giappone possa incontrare, dando una mano così tramite tante informazioni, foto e diari frutto dei tanti viaggi (ormai non si contano più quelli fatti insieme).
Viaggiappone, con la propria esperienza, progetta e si mette alla testa di viaggi di gruppo alla scoperta del Sol Levante che vengono realizzati da un tour operator leader nel settore.
Le spese del sito vengono coperte dagli acquisti effettuati tramite queste pagine (booking, assicurazioni, Amazon ecc) senza che per voi ci siano costi in più...quindi se vi piace sosteneteci!
Viaggiappone è anche cultura e società giapponese nel tentativo di presentare un Giappone reale e al di fuori dei luoghi comuni a chi si è appassionato di questo lontano paese o che lo voglia visitare...

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