Il 15 novembre in Giappone i bambini vanno al santuario
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- Scritto da dani@viaggiappone.com
Shichi-Go-San si prega per la salute dei bimbi il 15 novembre in Giappone
ll 15 novembre in Giappone è tradizionalmente la festa di Shichi-Go-San, letteralmente 7, 5, 3 che sono le età in cui i bimbi venivano e vengono portati al tempio shintoista per ricevere preghiere di buona sorte a loro indirizzate.
Immaginatevi, in proposito, che anticamente, come ovunque nel mondo, i bambini giapponesi erano soggetti ad un alto rischio di mortalità, tanto che, addirittura, si doveva arrivare ai sette anni per essere registrati come vivi.
(Per la tradizione giapponese i bambini, infatti, sono esseri a metà tra gli uomini e gli spiriti.)
Origini antiche e breve storia di Shichi-Go-San festa giapponese
I rituali della festa di Schichi-Go-San hanno antichissime origini (visto che risalgono all'epoca Heian, quando Murasaki scriveva le storie di "Genji il principe splendente"), erano riservati alla classe nobiliare e venivano celebrati privatamente in un giorno qualsiasi in cui i bimbi avevano una delle tre età sopra rammentate.
Il giorno 15, poi, per la tradizione nipponica è il momento in cui i diavoli non girano per il mondo; le preghiere, dunque, arrivano meglio agli Dei e tutte le cose fatte in questa occasione dovrebbero andare a buon fine. Poiché il calendario di allora era lunare, la metà del mese, più o meno, corrispondeva alla fase di luna piena.
Fu così che, nel 1681, il quinto shogun Tokugawa decise di celebrare, il giorno 15 del mese di novembre, mese in cui gli Dei erano meno oberati di lavoro, essendo terminati i rituali in cui essi erano impegnati per garantire un buon raccolto, tale cerimonia in favore del proprio figlioletto, il fatto piacque molto alla popolazione.
Tra il finire dell'epoca Edo e l'era Meiji, lo Shichi-Go-San divenne, così pian piano, una festa di tutti, voluta e pubblicizzata dai mercanti di kimono che, come immaginerete, ne traevano un buon tornaconto.
Un rito di passaggio per i bimbi giapponesi
All'età di tre anni ai bimbi ed alle bimbe, che fino a quel momento venivano tenuti rasati, era data la possibilità di far crescere i capelli e di essere portati al tempio con il loro "kimono da bimbi"; raggiunti i 5 anni, invece, ai maschi veniva data l'opportunità di indossare l'hakama, cioè la veste virile, da cui è nato il termine "hakamagi" (vestire con l'hakama) mentre le bimbe a 7 anni potevano finalmente indossare il kimono cinto dall'obi, la fascia larga che ancora oggi lo abbellisce.
Finite le preghiere, per tradizione, il sacerdote dona ai bimbetti un chitoseame (caramella dei 1000 anni), un dolce di zucchero lungo lungo a simboleggiare l'augurio per una lunga vita, su cui sono raffigurati simboli di buona sorte come la tartaruga o la gru.
Quando Yumichan fece il suo Shichi-Go-San dei tre anni (vedi foto), essendo una bimba spilungona per la sua età, fu accompagnata dalla sua nonna, che aveva un debole per lei, a provare anche il kimono da "grande" in un negozio specializzato e, visto che già le cadeva a pennello, fece il suo Shichi-Go-San subito con l'abito da adulta il che non mi ha stupito affatto, conoscendola bene!
Non essendo una celebrazione riconosciuta come festa nazionale, oggi, con gli impegni della vita moderna, il Shichi-Go-San si svolge nel fine settimana più vicino al 15 novembre e, in questa occasione, i bambini vengono portati al santuario anche con abiti all'occidentale, mentre molti di quelli che ci vanno in kimono, invece di acquistarlo lo noleggiano, visto che serve soltanto per un giorno. Lo stesso vale anche per i genitori che accompagnano i figli questa festa è un altro momento in cui antiche tradizioni entrano nella vita del moderno Giappone per ricordare gli dei da cui ha avuto origine il Paese del Sol Levante, ormai, però capita che i genitori portino i bimbi al tempio in altre date durante l'anno per compiere queste ritualità, perché oberati dagli impegni della vita di tutti i giorni che non fa però dimenticare le antiche tradizioni degli antenati.
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