La scrittura giapponese
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- Scritto da dani@viaggiappone.com
Scrivi il mio nome in Giapponese?
Mi scuso in anticipo con tutti i lettori amanti e studiosi della lingua giapponese, oggi, dopo vari episodi, qualche mio blando studio in proposito e sotto la guida di Yum-chan cercherò di spiegare qualcosa in più sulla lingua giapponese rivolgendomi a chi ancora ha scarse conoscenze materia.
Spesso, quando io e Yumiko ci incontriamo con qualcuno che non ha una grande conoscenza del Giappone, pur avendo simpatia per il Paese del Sol Levante, tra le prime domande che ci fa c'è quella inerente il come si trascriva il proprio nome in Giapponese, immaginando che questo venga trascritto con dei sinuosi ideogrammi, con pregnanti kanji...,magari da trasformare poi in un bel tatuaggio. Quando questo accade leggiamo immancabilmente un po' di delusione negli occhi di chi ci ha fatto al domanda perché si rende conto che il nome si trascrive con dei semplici “segnetti”...dato che lei ha usato il katakana, una delle tre modalità di scrittura; in questo caso quello che si usa per traslitterare le parole straniere...
E così tutti immancabilmente ci dicono : “ah ma allora non sono ideogrammi”... Al che per far capire al volo a chi ho di fronte che spesso è completamente digiuno di Giappone esco dicendo, “come pensi che si abbia idea del tuo nome in Giappone...e quindi come fa ad esistere l'ideogramma equivalente, se non se ne ha idea?” … l'ultima volta mi è successa ieri.
A questo punto alcuni di voi diranno: “eppure a me hanno scritto il nome in ideogrammi”, e devo dire che è comunque possibile, infatti, utilizzare i kanji o meglio i loro suoni per rimettere su le parole straniere. Sopratutto nell'antichità tutte le parole dovevano avere il loro equivalente in kanji, pensate alle parole portoghesi o olandesi apprese nel XVI secolo, ma quei segni non esprimono nessuna idea, ma semplicemente un suono, che riproduce ciò che si è sentito...questo modo di traslitterare è detto ateji...ed è appunto usato per rendere il suono dei nomi occidentali soprattutto se ce lo volessimo tatuare.
E' per questo motivo che ho pensato di “spiegare” o meglio di provare a spiegare il più semplicemente possibile a chi legge questo blog quanto sia “complicata” la lingua del sol levante.
Tre scritture per avere il Giapponese
Alla nascita del blog ho scritto, in proposito, un articoletto senza pretese, per fare una brevissima storia della lingua giapponese, tratto da una trasmissione radiofonica di nhk, che potete ancora andare a leggere.
Torniamo, però, al tema di oggi e, per farmi capire, ricorrerò ad un esempio concreto: il mio nome “Danilo” viene traslitterato in tre sillabe con la vocale iche viene “allungata” mediante un segno che indica appunto come in quel caso questa lettera vada letta lunga, per cui si scrive “Da-ni-i-lo” utilizzando tre fonemi del katakana più un segno di allungamento ダニーロ; il nome Yu-mi-ko è invece costituito dall'unione di tre ideogrammi, kanji, che hanno questo significato: Yu=bella, mi= libera e ko= donna …. cioè “donna libera e bella” 由美子.
Come avete visto, pur avendo utilizzato sempre il giapponese, mi sono servito di due mezzi grafico-fonetici differenti.
La lingua usata in Giappone è composta da tre diversi sistemi di scrittura che, utilizzati assieme, costituiscono il Giapponese scritto: I kanji, gli ideogrammi, di derivazione cinese, con cui si scrivono i sostantivi, gli aggettivi, le radici verbali; gli hiragana particelle, suffissi, prefisso desinenze ed ausiliari; i katakana con i quali si ottengono i suoni delle parole di origine straniera, questi ultimi due puramente nipponici.
Pensate che i kanji, gli ideogrammi quindi sono circa 50.000, ma quelli usati normalmente nel giapponese odierno sono circa 3000, mentre nel 1981, il ministero competente ha stilato un elenco di joyokanji cioè di kanji fondamentali che sono meno di 2000 e che sono quelli che un giapponese deve sapere.
Se un abitante dell'arcipelago nipponico non ricorda un particolare kanji, ma ne rammenta il suono, può servirsi degli equivalenti fonemi hiragana, uno stratagemma, però, non consigliabile perché mette in evidenza che chi sta scrivendo non è ben preparato.
Quindi ci sono tre modi di scrivere diversi che fanno parte della stessa lingua…
Analiziamo una frase giapponese al microscopio
Ma voglio fare un ultimo esempio...con questa frasettina:
Danilo e Yumiko vanno alle terme...Danilo(katakana ダニーロ) san (suffisso quindi in hiragana さん) to (congiunzione hiragana と), Yumiko (kanji 由美子) san (suffisso quindi in hiraganaさん) wa(indica il soggetto e si mette in hiraganaは) onsen (kanji 温泉) ni(indica il moto a luogo e si mette in hiraganaに) ikimasu (i kanji radice verbale; ki base indefinita in hiragana; masu suffisso verbale in hiragana 行きます). In una frase, dunque, così semplice sono stati usati tre tipi di “scrittura” differenti: una ideografica e due fonetico-sillabiche.「ダニーロさんと由美子さんは温泉に行きます。」
Il sistema è veramente complicato, sopratutto per chi viene da una consolidata lingua alfabetica...tanto che, mentre con Yumiko parlavamo con delle nostre amiche giapponesi, scherzando, dissi che era l'ora di smetterla con quegli strani segni e di utilizzare l'alfabeto latino come tutti...fui guardato male e mi dissero che assolutamente non si poteva fare perché “il giapponese è il giapponese”.
Viaggia con noi alla scoperta del Giappone per primavera!
Un viaggio tra le origini del Giappone ed il futuro!