La strana primavera 2020 in Giappone
Scopri i colori della primavera del Sol Levante e la meraviglia dei ciliegi in fiore, andremo anche al di fuori delle solite rotte turistiche a scoprire il vero cuore del Giappone!
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- Scritto da dani@viaggiappone.com
Tra gli ultimi ad arrivare in viaggio in Giappone
Quando siamo arrivati nel Sol Levante ai primi di marzo, poco prima che si bloccassero (quasi) i voli in tutto il mondo, vi abbiamo trovato la vita di sempre, cioè gente con la mascherina, gel disinfettante all'ingresso degli spazi pubblici, nessuno che si desse la mano per salutarsi, e figuratevi baci e abbracci, che sono un vero tabù nel galateo dei saluti nipponici, quindi il Giappone di sempre.
La distanza fisica, che tanto si predica adesso, nel Sol Levante è nel DNA, se un giapponese vi abbracciasse per un saluto, infatti, sarebbe solamente perché conosce i nostri modi mediterranei, e ha piacere di farvi sentire il proprio affetto come è per noi più consono, ma avrete notato nel riceverlo che il loro abbraccio è innaturale, rigido, goffo, perché per gli abitanti del Sol levante (così come in grandi parti di Asia) i contatti fisici nei saluti sono davvero limitati, questo perché ben presto hanno capito che era un modo per limitare le epidemie che via via apparivano, comportamenti che assieme alle mascherine ed all'igiene personale pare abbiano limitato anche questa prima ondata di nuovo corona-virus.
Ci ha accolto il Giappone di sempre
Le prime tre settimane a Fukuoka, quindi, sono passate come sempre, Yumiko è andata dal parrucchiere (che in Italia evita perché dice non le sanno trattare i capelli), io ho fatto le mie camminate in campagna ed insieme siamo andati in centro a fare un po' di shopping e a gustare ramen, udon, sushi e ogni leccornia che la cucina nipponica potesse offrire, intanto dall'Italia le notizie erano sempre più preoccupanti, tanto che anche i TG giapponesi dedicavano nel mese di marzo servizi angosciati dalla Lombardia e da Milano, dove la comunità giapponese residente è la più numerosa del Belpaese ed i nostri amici si raccomandavano con noi di stare attenti, che il nuovo corona-virus sarebbe prima o poi esploso anche in Giappone.
Hanami ed onsen a consolarci
Arrivata la fine di marzo la situazione nel Sol Levante era simile al nostro arrivo e così siamo partiti in viaggio da Fukuoka nella zona di Kyoto e Nara, dove avevamo ancora alcuni appuntamenti di lavoro, e dove, a quel punto, abbiamo fatto anche un giretto di piacere, rivedendo in questo modo il Giappone di un tempo, prima che fosse meta gettonata dal turismo mondiale.
Non eravamo certo gli unici, ma i viaggiatori che erano venuti a vedere le antichità giapponesi, arricchite dallo spettacolo dei sakura in fiore, tranne qualche americano e francese arrivati prima della chiusura dei confini, erano pochi e solamente nipponici.
Rincresce dirlo, perché non abbiamo potuto condividerlo con nessuno se non con qualche scatto fotografico, ma è stato un hanami davvero bello, forse il più bello che abbiamo visto nel Kansai e l'occasione per vedere siti che erano rimasti fuori (come Yoshino che abbiamo visto in fiore e poco affollato) e che sveleremo con nuovi post a chi segue il nostro viaggiappone e che magari poi direttamente verrà con noi nei prossimi tour, oltre che grandi classici, come la foresta di Bambù di Arashiyama o il parco dei cervi a Nara senza gruppi di turisti. Pensate che era tutto così normale che a Nara abbiamo soggiornato in un hotel con veri onsen (terme alla giapponese) al proprio interno, dove ci ritempravamo a fine giornata.
Un lungo, piacevole ed inaspettato soggiorno giapponese
Per recarci nel Sol Levante (fortunatamente il caso ha voluto così) stavolta ci eravamo affidati ad ANA che ha continuato a volare tra le poche nel mondo su Francoforte e così pur avendo il ritorno per il 7 di aprile, giorno che era in ogni caso possibile rientrare, la compagnia, visto il periodo, gratuitamente si è prestata, su nostra richiesta, a farci cambiare la data e allora abbiamo deciso di rimanere in Giappone ancora un po' e abbiamo chiesto di poter rincasare più avanti, facendo cadere la nostra scelta sul 13 di maggio, visto che, se fossimo tornati prima, ci saremmo ritrovati chiusi in casa a guardare la protezione civile alle 18 e poco altro avremmo fatto.
In Giappone, invece, pur essendo stato proclamato lo stato di emergenza e sconsigliati i viaggi da prefettura a prefettura dal 7 di aprile (noi eravamo nel frattempo rientrati a casa a Fukuoka) ed avendo iniziato a chiudere i negozi ed i gradi magazzini delle zone più centrali (ma è doveroso ripeterlo non perché imposto, ma per scelta delle proprietà su consiglio dello Stato) per evitare assembramenti, noi non siamo mai stati limitati nell'uscire di casa, né nel fare la spesa in coppia (i negozi nelle zone residenziali erano tutti aperti), né di andare al ristorante, e approfittando delle belle giornate abbiamo goduto il Giappone di tutti i giorni, che nella primavera inoltrata non avevo mai visto, e così ho assistito all'esplosione di colore dei cespugli di rododendro, di azalea, fino all'inaspettato spettacolo delle peonie, che ho scoperto essere i grandi fiori che i pittori classici giapponesi dipingevano sovente sugli shoji assieme a tigri, ume e sakura... e poi ci siamo potuti fare delle belle passeggiate in bicicletta fino al mare.
La pizza di Michele a Fukuoka
Pensate, tanto ormai lo possiamo fare ovunque in Italia, e quindi lo confesseremo senza troppa paura di suscitare invidia eccessiva, che siamo anche andati molto spesso a mangiare fuori le delizie del Sol Levante ed alcune volte anche a gustare la pizza da Michele (la storica pizzeria partenopea che ha sedi a Tokyo, Fukuoka per l'appunto, e ormai in mezzo mondo) e chi conosce i giapponesi sa che sono dei replicatori infallibili anche in questo campo ed era incredibile che a Napoli nessuno potesse godere di una pizza appena sfornata, mentre noi lo facevamo dall'altra parte del mondo, e poi visto il protrarsi del soggiorno, anche io, quando iniziavo a sembrare mia zia, mi sono andato a tagliare i capelli, insomma abbiamo cercato di far passare questo periodo nel modo migliore possibile nonostante tutto.
Un rientro dal Giappone più semplice di quanto pensato
Circa a tre settimane dalla data da noi scelta per rientrare in Italia, fortunatamente sono un ansioso, cerchiamo di capire cosa dover fare per tornare a casa nostra assecondando in tutto la burocrazia imbizzarrita a produrre documenti tra una task-force e l'altra e scopriamo che, oltre ad una serie di autocertificazioni da scaricare e compilare, coloro che tornavano dall'estero, essendo potenzialmente infetti, non potevano prendere i mezzi pubblici (anche i treni) per tornare a casa. Visto che non abbiamo familiari conviventi, né nessuno poteva portarci la nostra auto, abbiamo dovuto optare per il noleggio (vi risparmiamo che non avevo nemmeno la patente dietro, perché partito da casa col treno, ma abbiamo risolto).
Arrivato il giorno del rientro, partiamo da Fukuoka nel pomeriggio per prendere il volo di ANA delle 00:10 che da Tokyo Haneda ha continuato imperterrito tre volte alla settimana a collegare il Paese del Sol Levante con l'Europa anche in questa primavera di chiusure mondiali.
Il volo passa come tanti altri, anzi meglio essendo di notte ed avendo posti liberi attorno, così che ci sdraiamo e dormiamo almeno sei ore, poi un film, il pasto ... e siamo in Europa, dove entriamo con estrema facilità, con un rapido controllo passaporti... a quel punto aspettiamo 10 ore l'unico volo di Lufthansa che ha continuato a collegare Francoforte con Roma quotidianamente, giapponesi e tedeschi nemmeno il Covid 19 li ha dissuasi da volare, anche se pure per le loro compagnie aeree questo evento è stato ferale.
Italia, spaghetti, pizza, mandolino... e autocertificazioni
L'arrivo a Roma è pittoresco come sempre, passato un termo-scanner con del personale della protezione civile che diceva :"Namo, namo" come prima cosa ci dicono che i moduli scaricati e anche quelli distribuiti in volo dagli assistenti, non andavano bene (nessuno dei moduli scaricati prima e compilati è stato voluto da nessuno)...
Compiliamo quindi il nuovo modulo lo consegniamo e siamo (noi e tutti coloro che arrivavano a Fiumicino) subito, fuori dell'aeroporto, prendiamo l'auto a noleggio, la guido fino a casa (ovviamente la riconsegniamo) varcando tre regioni, fortunatamente senza ulteriori perdite di tempo e dopo una doccia mandiamo i moduli on-line alla ASL di riferimento per dire che siamo in casa.
Loro ci risponderanno il giorno seguente con una mail dicendo che dobbiamo rimanerci per 2 settimane, quindi fino al 28 di maggio.
Troviamo il frigo pieno, che la mamma pensa a tutto, la gatta che ci aspetta, il nuovo gatto che passa dal nostro giardino e che ormai si fa pascere e il tempo passa, tra pulizie di casa e del nostro spazio all'esterno, tapis roulant, e sapori italiani (ci siamo fatti fuori quasi un chilo di parmigiano in una settimana)...
Aspettando che il Bel Paese ritrovi il sorriso
Finita la quarantena (senza che nessuno da parte della ASL si sia preoccupato di noi e se non avvertivo io la nostra dottoressa, loro avevano anche sbagliato a scrivere il suo indirizzo email per informarla del nostro rientro dall'estero) troviamo una nuova Italia fuori di casa e ci accorgiamo che abbiamo davvero visto un altro film nel Sol Levante... e così persone da sole con la mascherina in auto, file ai negozi, prestazioni sanitarie interrotte, decaloghi ovunque per fare ogni cosa, ma Yumiko mi assicura che alla sua palestra (dove ha ricominciato ad andare regolarmente) le persone sanificano con uno spruzzo di disinfettante gli attrezzi, ma guai a lavarsi le mani al rientro negli spogliatoi, insomma un Italia differente e peggiore se possibile e senza quel calore umano che la contraddistingueva e rendeva tutto meno brutto... passerà ci diciamo, passerà e la gente ricomincerà almeno a sorridere ... per adesso accontentiamoci delle pizze della mamma, che non è poco ed un giorno ricominceremo anche a viaggiare, e lavorare.
Viaggia con noi alla scoperta del Giappone per primavera!
Un viaggio tra le origini del Giappone ed il futuro!