Donne e politica in Giappone
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- Scritto da dani@viaggiappone.com
Una cultura maschilista caratterizza i palazzi del potere nipponci
Un avvenimento nelle ultime settimane ha tenuto banco sui media nipponici mettendo in rilievo lo stato della condizione femminile nel Paese del sol levante in questo inizio di XXI secolo:
Il 18 giugno scorso, durante il consiglio della municipalità di Tokyo, ha preso la parola la deputata Shiomura Ayaka, sull'argomento della difficoltà delle donne che lavorano e che vivono nella capitale nipponica, dove non esiste più un rapporto tra vicini di casa ed i parenti sono spesso lontani, nel riuscire a seguire in modo consono i propri figli. Ebbene, la deputata si è vista interropere da un frase che distintamente la invitava a sposarsi e a proliferare personalmente per poi tornare in aula ad esporre l'argomento...al che, come tra i banchi di scuola, si è alzato il brusio dei presenti e sono fioccatti altri commenti sempre dello stesso tono...che la invitavano, come si diceva dalle nostre parti ormai un po' di tempo fa, a stare a casa a far la maglia.
Nel consiglio della municipalità è stata poi sciolta la seduta e l'incidente sarebbe rimasto nel silezio se non fosse stata presente la stampa che, scandalizzata, ha portato alla luce il fatto mettendo in risalto la grande difficoltà che hanno le donne a trovare un ruolo paritario con gli uomini in una società che per secoli le ha viste solamente come silenti madri di abbondante prole.
E' così che, subito, si è andati alla ricerca di chi aveva detto la frase incriminata, ed i giornalisti sono corsi ad intervistare sopratutto un deputato sul quale si addensavano i maggiori sospetti, ma che si scherniva dicendosi favorevole a scoprire chi si fosse lascianto andare ad una simile intemperanza, concludendo che il colpevole aveva l'obbligo morale di dimettersi.
Circa una settimana dopo, il consigliere ha dovuto ammettere che era stato lui stesso a commettere il fatto, per cui è stato costretto, a pubbliche scuse...con tanto di foto che hanno fatto il giro del mondo e sono arrivate fino da noi nel Bel Paese. Le scuse sono state accettate dall'interessata, la quale ha però detto che sarebbe stato meglio se fossero giunte subito, ben sapendo che il partito della signora Shiomura Ayaka aveva a disposizione solo le prime 48 ore per chiedere le dimissioni di chi aveva avuto un atteggiamento irrispettoso nei suoi riguardi.
Il deputato, così, pur allontanato dal proprio gruppo per il momentaneo clamore e disonore, si è visto bene dal dimettersi...
La condizione di genere in Giappone
Il fatto quindi ha sollevato nuovamente l'annoso problema della posizione della donna nella società nipponica, dove davvero ancora il gentil sesso ha da percorrere una strada in salita per raggiungere una vera parità di genere. Questo è un argomento che appare tra i primi punti da risolverer nella politica dell'attuale premier che vuole portare, in pochi anni, al 30% il numero delle donne dirigenti contro l'attuale 11% (più o meno come da noi in Italia). In paesi come le Filippine o gli Stati uniti, al contrario, si raggiunge il 40% riguardo al numero delle donne che sono al timone di una ditta.
Il Giappone, al giorno d'oggi, su 189 nazioni, in fatto di parità di genere, è al 132° posto (in Italia si raggiunge la posizione 84) e pochissime sono le donne che si dedicano alla politica, tanto è vero che solo l' 8% è stato eletto in parlamento(in Italia si è raggiuto il 38%), un gruppo sparuto che cerca di farsi portavoce dei diritti femminili in un'aula prevalentemente maschilista e conservatrice.
Il ruolo delle signore è effettivamente, nella cultura nipponica, a dir poco marginale: molte ragazze infatti, ancora oggi vedono le problematiche della famiglia prevalere su quelle della carriera, anche se la crisi economica ha fatto sì che sia diminuito il numero dei maschi in grado di aver un reddito tale che garantisca da solo il sostentamento del nucleo familiare.
L'esperienza diretta di Viaggiappone tra casa e Giappone
Molte amiche di Yumichan, dopo aver iniziato a lavorare o dopo aver finito i propri studi universitari, si sono sposate e si sono messe a fare le signore del focolare, mentre poche altre, vere "suffragette" nipponiche sono single e lavoratrici e sfidano, in un certo modo, una società spesso massificata che vede il maschio a capo della famiglia.
La nostra Yumiko è un caso raro di "ribelle": infatti, dopo gli studi e un certo periodo di lavoro in banca, dove è stata assunta con prospettive dirigenziali (8 ragazze su 80 assunzioni di funzionari), invece di sposarsi (e là terminano molte carriere in Giappone) come facevano e fanno molte sue connazionali, è partita per un anno sabbatico in Italia per poi rimanerci...contro la volontà paterna. Rimanendo a vivere nella nostra penisola è riuscita a tener testa ai suoi genitori per ben 8 lunghi anni prima che questi si decidessero a benedire i nostri sponsali e lo ha fatto in modo molto giapponese; conoscendo bene la tradizione nipponica, sapeva che, dopo che lei avesse superato i trenta anni, anche suo padre, viste svanite le speranze di poterla vedere maritata in patria essendo ormai troppo "grande", la avrebbe concessa in sposa anche ad un gaijin (lo straniero estraneo, che sarei io, che poi è stato più che accettato e viene considerato ormai alla stregua di un figlio)...
In Giappone ancora molto deve essere cambiato per far sì che donne e uomini siano davvero alla pari...visto che il caso della deputata della municipalità di Tokyo non è che la punta di un iceberg in considerazione del fatto che un episodo simile sarebbe accaduto nella più alta camera nazionale nel mese di aprile, dove, però, nulla è trapelato.
Ah qui in Giappino, questo è il modo in cui chiamiamo casa nostra in Italia, per essere chiari, comandano decisamente la signora Yumichan e la gatta Signorina Mina...
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