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- Scritto da dani@viaggiappone.com
La condizione femminile giapponese nell'antichità
Oggi voglio addentrarmi in un aspetto della società giapponese, non immediatamente interpretabile per un occidentale, riguardante il ruolo della donna in Giappone, un argomento per me spinoso essendo sposato con una nipponica.
Pare che, in epoca antichissima, la società giapponese fosse matriarcale, tanto che la successione andava per linea femminile e molte donne erano a capo dei loro clan, come, ad esempio la regina Himiko che guidava gli Yamatai (I-II secolo d.C.). Solo nelle epoche Nara ed Heian (dal VII al XII), il potere sui clan cadrà in mano maschile e le donne della nobiltà cominceranno ad avere un ruolo di secondo piano, all'ombra del marito e dei figli maschi, recuperando un minimo di potere solo come suocere...mentre nelle classi sociali più basse il ruolo femminile era divenuto più o meno paritario con quello maschile.
Le epoche successive (secoli XII-XV) vedono in Giappone sorgere uno schema piramidale patriarcale in base al quale le famiglie allargate facevano riferimento ad un capo famiglia uomo, per cui grande responsabilità della moglie era quella di partorire un figlio maschio che succedesse nella direzione del clan. In questi secoli il potere effettivo cade nelle mani della classe dei militari e così le figlie diventano meri mezzi per saldare amicizie o stipulare tregue tra famiglie guerriere rimanendo succubi degli uomini, mentre, nelle categorie più basse, le donne continuano ad essere sicuramente più libere.
Nel periodo Edo ( XVII-XIX secolo), quando la filosofia neo-confuciana fu adottata alla lettera dagli shogun, si sviluppò il concetto che l'uomo dovesse lavorare all'esterno e la donna dovesse badare alla casa nella quale aveva un ruolo comunque subalterno, un po' come accadeva fino a pochi anni fa.