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- Scritto da dani@viaggiappone.com
Hanabi fiori di fuoco a rischiarare i cieli giapponesi
Quando nel 1997 Takeshi Kitano trionfò al festival di Venezia vincendo il Leone d'oro col suo film “Hanabi, fiori di fuoco” per la prima volta sentii questo termine scoprendo che era poi il nostro: fuochi d'artificio.
Pensai a quale visione maggiormente poetica avessero in Giappone dei giochi pirotecnici che in italiano sottolineano come sia un fuoco finto mentre in giapponese il fuoco addirittura fiorisce.
Nel Paese del Sol Levante il momento deputato per fare i fuochi d'artificio è l'estate, i bimbi giocano con i loro bastoncini scoppiettanti o le loro girandoline sulla spiaggia la notte sotto lo sguardo vigile dei genitori che sono magari alla ricerca di un po' di fresco nell'estate torrida giapponese; contemporaneamente nelle varie città si organizzano spettacoli pirotecnici per allietare centinaia di migliaia di persone e farle stare col naso all'insù dicendo : “Tamaya Kagia”, ed altre esclamazioni di stupore allo scoppiettare degli hanabi, tale espressione nasce da una festa che caratterizza la fine del mese di luglio nella capitale nipponica.