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- Scritto da dani@viaggiappone.com
I Giapponesi fanno hanami dalle origini della loro storia
Il Giappone è un paese dove ancor oggi, nell'epoca della globalizzazione imperante e della verdura senza stagione, da cui anche questa nazione non è del tutto immune, il passare dei mesi e degli eventi ad essi legati continua ad avere un significato importante, tanto che l'inizio dell'anno sociale, scolastico e fiscale è, nel Paese del sol levante, fissato attorno all'equinozio di primavera, stagione con cui anche il ciclo della vita si rimette in moto, dopo inverni più o meno freddi.
Non è un caso che lo shintoismo, la religione dei kami (gli dei) che si prendono cura del Giappone, sia un culto estremamente legato alla natura ed ai suoi fenomeni più eclatanti: da Amaterasu divinità del sole, a Tsukuyomi la luna, a Raijin dio dei tuoni e dei fulmini, ad Inari dio della fertilità e agli altri circa 8000 che gli fanno compagnia in questo Pantheon ancestrale, che si prende cura di Nihon, che come sappiamo è un luogo dove le forze della natura possono manifestarsi con ferocia inudita.
E' in questo ambiente che i Giapponesi, dalla notte dei tempi, hanno iniziato ad antropizzare il paesaggio, fino ad inscatolarlo in giardini se non addirittura in bonsai e dalla vicina Cina, faro per la cultura dell'estremo oriente tutto, si prese, per così dire, il vizio di ammirare i fiori, cioè di fare hanami, prima con i precoci (fioriscono a febbraio) prugni (ume) e poi, sempre più con i fiori di ciliegio (sakura) che dell'hanami divennero simbolo da quando la loro ammirazione è così denominata nelle pagine del Genji monogatari (il romanzo capostipite della letteratura nipponica).
I sakura, poi con la loro bellezza e la loro caducità, divengono simbolo della classe guerriera, per poi, dal secolo XVIII debordare in parchi e luoghi pubblici per allietare lo sguardo della maggior parte della popolazione giapponese.