Partiamo tutti per il Giappone?

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Scopri i colori della primavera del Sol Levante e la meraviglia dei ciliegi in fiore, andremo anche al di fuori delle solite rotte turistiche a scoprire il vero cuore del Giappone!

Sogni di fuga nel Sol levante

Dani di Viaggiappone: arrivo a Fukuoka

Questo inizio di XXI secolo è per l'Italia un periodo piuttosto difficile; dopo un momento di fulgore che infatti, ha caratterizzato gli ultimi lustri del secolo scorso, in cui sembrava si dovesse andare solo avanti, ci siamo fermati e poi abbiamo iniziato ad andare indietro, e così se dal secondo dopoguerra ci siamo dati servizi e vizi arrivando a standard di vita forse troppo alti per le ricchezze reali raggiunte, in modo tale che un'allegra classe media credeva di sguazzare nel benessere, tanto che punto che sembrava i treni avessero iniziato a funzionare e il decoro urbano ci stava portando a standard quasi pari agli altri Paesi d'Europa...finché come tutti sappiamo una crisi economica, che sembrava venir da lontano e non toccare la zona Euro si è spalancata anche qua ed è stata alimentata, poi, da mali per noi endemici, come un sistema politico incapace di rinnovarsi e velocizzarsi, una giustizia lenta e inefficace, un sistema pensionistico che aveva pensato solo al presente ed ignorato il futuro, una fiscalità evasa, inefficace e terroristica ed una disoccupazione giunta a livelli impensabili, sopratutto tra i così detti giovani.
La crisi, di cui sentiamo parlare appena ascoltiamo un notiziario, dà mancanza di fiducia nel futuro e per questo spesso molti rivolgono le proprie speranze e vedono la risoluzione dei propri problemi nell'andare a cercare fortuna all'estero, dove pare le cose vadano un po'meglio (l'erba del vicino, poi, ricordiamoci che è sempre più verde) e così, anche io vedendo nella mia piccola città della Toscana, fin ora una Svizzera italiana, segni inconfondibili di decadenza dettati da maggiore insicurezza sociale ed economica, davanti ad una società che si chiude sempre più dietro dietro al cancello di casa propria, quando ha un cancello ed una casa, senza capire che il sale della convivenza è il rispetto delle regole e degli altri, ho pensato di ricostruirmi la vita altrove, ed essendo sposato con una Giapponese e conoscendo un po' il Paese del Sol levante di trasferirmi là vita natural durante...

Giappone: un Paese tranquillo e gentile

attraversamento scolastico in Giappone

Sì perchè quando si è in Giappone tanti, tantissimi problemi, che si palesano quotidianamente qua, spariscono. Certo quando ci vado sono straniero con visto turistico ed anche se in certi momenti non si è in vacanza o in viaggio, ma portiamo avanti la nostra vita normale, lavoro compreso, non arrivo, probabilmente, a capire i problemi che possono esserci, anche perchè salvaguardato da un bel muro linguistico.
Inizierò così per me stesso e per chi legge a descrivere i punti di forza che indiscutibilmente ha l'Impero dei Crisantemi e subito devo dire che qua c'è una grande sicurezza sociale, camminate per strada e siete tranquilli, non dovete avere mai timore, come purtroppo ormai capita da noi (io il giorno prima di prendere l'aereo per il Sol levante quest'anno a Roma, ad esempio sono stato borseggiato), parlo anche delle piccole realtà provinciali come quella dove vivo, dove ormai avvengono rapine, scippi e violenze, cose che prima si vedevano soltanto alla TV. In Giappone, invece, si è tanto tranquilli che i bambini dalle elementari in poi vengono mandati soli a scuola, e spesso costoro non devono fare solamente una passeggiata, ma prendere un bus o la metropolitana; questa cosa che per noi ormai è strana, anzi un reato, anche se fino a venti trenta anni fa era normale, mentre pensate che in Giappone è addirittura vietato accompagnare i figli a scuola, allo scopo di abituarli fin da piccoli a districarsi da soli nella vita e, aggiungo io, per non far perdere tempo ai genitori.
Altro aspetto che amo del Giappone è il rispetto per gli altri, per la collettività, la gentilezza che si tira fuori anche in un momento personale avverso, rispetto che è presente in ogni fascia d'età, e non necessariamente tra i sorrisi dei commessi dei negozi; ad esempio un giorno a Fukuoka camminavo per strada ed il marciapiede era ostruito da adolescenti che chiacchieravano e scherzavano a cavallo delle loro biciclette, io abituato alle italiche genti stavo già cercando di aggirarli andando sulla carreggiata della strada ... ma appena mi hanno visto si sono lanciati in mille scuse e in un baleno avevano fatto largo. Eh già in Italia siamo arrivati al punto che ci stupiamo se dei ragazzi ti fanno strada sul marciapiede! Non per nulla è di ieri (rispetto a quando scrivo) la notizia che un conducente di un autobus a Treviso è stato preso a calci e pugni da un gruppo di studenti perchè si era permesso di redarguire alcuni di loro che viaggiavano senza biglietto.

Giappone: un Paese serio e ordinato

autobus in Giappone

Un altro fattore da me amato del Giappone è il silenzio, cosa che viene a tutti naturale nei posti pubblici, nelle metropolitane o nei bus, dove vi capiterà di sentire il ticchettio della freccia dall'ultima fila in mezzo a tanta gente, a volte interrotto dallo scoccodare di un gruppetto di studentesse o di un paio di signore di mezza età che spettegolano chissà su cosa ridacchiando, quasi messe apposta a confermar la regola.
Una cosa che adoro mentre viaggio in Giappone è l'onestà diffusa, così da scordarsi l'ansia di essere fregato da ristoratori, o albergatori o tassisti perchè l'approfittarsi della debolezza degli altri pare essere fuori dal DNA di questo popolo che fa del lavoro e della professionalità assoluta di portare a termine il proprio compito al meglio uno dei propri punti di forza.
Chi visita il Giappone noterà tra le altre cose la pulizia di tutti gli spazi, pubblici e privati data da due fattori, dal rispetto di chi li occupa e da dalla serietà con cui si nettano ambienti, non scorderò mai la signora che spolverava i ripiani a Narita, o l'altra che in ginocchio lindava le mattonelle del bagno a Kansai e a vivere in un posto pulito ci si abitua subito.
Chi viaggia, poi avrà a che fare coi trasporti che in Giappone troverà incredibilmente efficienti, dai famosi treni iperveloci a quelli più lenti usati dai pendolari e che fanno servizio metropolitano, agli autobus alle monorotaie e rimarrà stupito dalla puntualità ed anche qua dalla pulizia assoluta e dall'abbondanza di personale. Se accanto a questi aspetti mettete poi la bellezza dei giardini, l'amore per la natura, gli onsen, una cucina gustosissima e la cultura millenaria si viene certo invogliati al trasferimento immediato.

Cosa non torna agli Italiani del Giappone?

Pendolari in Giappone

Ho quindi voluto girare queste domande: "Perchè andreste a vivere in Giappone? Ma poi ci andreste a vivere? E sopratutto a far cosa?" a chi pare amare moltissimo il Giappone e che frequenta gruppi sui social network che di questo tema hanno fatto l'argomento principale (la discussione più vivace si è tenuta sul gruppo di Japanitaly) e sui quali spesso ho letto questo desiderio di fuga verso Nihon.
Ed ho avuto, oltre a qualche commento meno opportuno, delle risposte ponderate ed interessanti, dove al semplice desiderio di fuga si dettavano delle condizioni, e la più importante era quella di non rimanere schiacciati dagli orari di lavoro giapponesi.
Quindi, una delle cose che ci blocca dal far le valige ed andar via dalla nostra bella Italia è il differente appproccio che abbiamo col lavoro, infatti là anche se sulla carta si è assunti per otto ore, se è necessario farlo si deve lavorare anche 12 o 16 ore...così da far domandare ad un Italiano: "eh già ed io quando vivo?" si perchè per noi Italiani il lavoro non è certo la vita, spesso, a meno che non si sia fortunati, la vita è quella cosa che sta attorno al lavoro di cui si cerca di scordarsi nel percorso che lo separa da casa, mentre per tanti Giapponesi lavoro e vita sono un tutt'uno. Quindi molti Italiani andrebbero volentieri in Giappone, ma vorrebbero avere anche il tempo di goderselo, almeno il fine settimana, dove se si fosse Giapponesi si verrebbe spesso assorbiti dall'azienda per la quale si lavora e che magari ci ha programmato anche i momenti liberi per accondiscendere ai passatempi dei dirigenti (ricordate Fantozzi?)...quindi pare che per andare in Giappone un Italiano che non voglia uscir di senno debba trovare un lavoro non proprio impiegatizio, ma dove si possa gestire il tempo in modo differente...
Altra cosa che non è saltata fuori, forse perché non si sa, sono le ferie, che non sono quasi mai superiori ad una settimana consecutiva, questo non perché si abbia solo sette giorni di vacanza, ma perché; allontanandosi dal lavoro per più tempo si disturberebbero i colleghi... Ma poi, sarebbe poi possibile andare a vivere in Giappone su due piedi per un Italiano? Diciamo che non è affatto semplice, forse io che sono sposato con una giapponese potrei farlo fornendo meno garanzie, ma chi volesse invece stabilirvisi senza legami affettivi dovrebbe trovare un lavoro regolare ed a tempo indeterminato senza poter usufruire, in questo modo, della grande flessibilità del sistema di impiego nipponico, perciò chi volesse intraprendere la realizzazione di tale piano dovrebbe andar, magari, prima a studiar la lingua con un visto studentesco avvicinandosi al mondo del lavoro nipponico con un impiego part-time.

Partire per il Sol levante orgogliosi della propria identità

Spaghettata in Giappone

Per me un altro presupposto indispensabile per trasferirsi nel Sol levante è la possibilità di poter riprodurre ogni tanto i piatti di casa, e questo però è facile, perchè davvero in Giappone non manca nulla, dall'olio extra vergine alla pasta, dal vino al parmigiano fino al prosciutto, che è un po'caro ma c'è.
Un ulteriore aspetto negativo per chi è nato nel cuore del Mediterraneo è la difficoltà dei rapporti interpersonali andando oltre quelli che da noi sono i convenevoli, spesso mi è capitato anche con chi parla italiano dopo aver parlato del tempo, della cucina e di ciò che avevo visto in giornata di partirmene con un :" ma tu cosa ne pensi di questo aspetto della cultua giapponese? " Ed in risposta ho sempre ottenuto un sorriso e il discorso riandava a finire sul caldo, sui ciliegi o su ciò che mangiavamo...
Alcuni dicono per scoraggiare un'eventuale partenza che i Giapponesi non accetteranno mai un gaijin (uno straniero estraneo) e non vi faranno mai sentire parte del contesto sia sul lavoro che per il resto, ma questo fattore non mi spaventa, perchè se mai andassi a vivere in Giappone vorrei continuare ad essere un Italiano, esule, ma Italiano. Non vorrei certo buttare i miei studi classici alle ortiche i concetti della filosofia greca, i canoni della bellezza aristotelica e rinascimentale i concetti fondamentali dell'Illuminismo che fanno dell'uomo una persona per abbracciare totalmente e ciecamente i dettami del buddismo e poi del neo-confucianesimo che sono la spina dorsale della società nipponica, concetti condivisibili in molti aspetti, ma non in tutti.
Un altro aspetto che un Italiano digerisce sicuramente male della società giapponese è la loro incapacità di superare un imprevisto, una cosa non pianificata, tutto è pianificato e perfetto in Giappone e così quando qualcosa non va vedrete che i nostri amici si blocheranno; è famoso l'esempio dell'ingegnere giapponese che progetta un'autostrada nel deserto per un emiro e che difronte a una collina rocciosa non riesce a proseguire il lavoro che viene risolto dal collega italiano che semplicemente fa curvare la carreggiata...
E così in casa nostra io tendo sempre a cercare la soluzione più facile ai problemi, magari mettendoci una pezza, e mirando solo al risultato, mentre Yumiko cerca la perfezione da raggiungere non importa in quanto tempo, ma da raggiungere per poi non avere problemi dopo.
Italia e Giappone due paesi senza materie prime e poveri fino a settanta anni fa dove si vive da una parte improvvisando e dall'altra programmando e prevenendo.
Altro vulnus dell'andare a vivere in Giappone è la sanità, infatti se qua in Italia è, in certo qual modo gratuita, per tutti, in Giappone non lo è, e si è chiamati a pagare una percentuale (il 30%) sulle prestazioni, anche se Yumichan mi dice il tutto abbia dei tetti massimi anche a seconda del reddito...e la tassa sulla salute che si paga, comunque, è piuttosto elevata...di contro però devo subito dire che molte altre tasse sono meno alte che qua da noi... Cosa fare allora? Rimanere in Italia a godere delle sue bellezze, dei suoi centri storici, del calore dei pochi amici e dei parenti, e delle nostre ormai logore sicurezze o tornarci ogni tanto?...
Il problema è arduo e credo sarà risolto solamente vivendo, come diceva la canzone...

P.S.:Infine prego tutti i lettori di prendere queste mio articoletto come una superficiale trattazione della questione che lascia spazio a molti approfondimenti.

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