Diario del mio sesto viaggio in Giappone: le Alpi giapponesi

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In viaggio in Giappone

Dopo un paio di giorni di sole ci svegliamo che una leggera pioggia rinfresca Kyoto, ci siamo alzati come al solito con le galline e così siamo tra i primi ad andare a fare colazione, la solita abbondante colazione da campioni...nemmeno avessi da scalare l'Everest. In programma abbiamo di abbandonare il Kansai e recarci nella zona delle Alpi Giapponesi, la tappa di oggi è infatti la prefettura di Nagano, che ricorderete se non altro per le Olimpiadi invernali del 1998, abbiamo un treno prenotato per le 10 e poco più ma ci accorgiamo di poter anticipare i tempi, è così che dopo aver preso il comodissimo bus navetta fino alla stazione JR, mentre io prendo il valigione, Yumichan corre a comprarsi qualcosa da smangiucchiare per pranzo, mangiare in treno in Giappone è un classico, ricordatevi che i Giapponesi ottimizzano i tempi, mentre io che ho esagerato al buffet dell'hotel opto per saltare il pasto; il destino ha deciso di farci partire senza ostacoli, vediamo che alla biglietteria degli Shinkansen c'è poca fila e quindi riusciamo ad anticipare le nostre prenotazioni e dopo meno di un quarto d'ora siamo seduti alla volta di Nagoya.
Arrivati in questa grande città scendiamo dal nostro treno che è diretto a Tokyo per prendere un Tokkyu Shinano cioè un treno un po' più lento, ma comodo e carino. Con questo ci incuneiamo nel cuore di Honshu, iniziamo a vedere le montagne, poi un po' di neve, i boschi diventano sempre più fitti e ci ritroviamo in una Giappone rurale e remoto.

A spasso ai piedi delle Alpi giapponesei

La nostra prima meta è Matsumoto, una cittadina di 220.000 abitanti circa, anche quando sono piccole le cittadine giapponesi sono ben più grandi delle nostre, dove arriviamo che è più o meno mezzo giorno. Mentre cerchiamo di depositare la nostra mega valigia, il formato più grande delle samsonite a 4 ruote, negli appositi armadietti, vediamo che sono tutti occupati...ma la buona sorte, almeno in questa occasione, è dalla nostra e così proprio in quel mentre una ragazza americana mi dice che lei sta liberando il suo...a questo punto possiamo andare verso il castello nero. L'attrazione della città è, infatti, un "piccolo" maniero salvato dalla furia distruttrice dei simboli del passato che fu la rivoluzione Meiji.
Nella seconda metà del XIX secolo col mettere da parte gli shogun e la loro politica di chiusura ed isolamento, fu intrapreso il tentativo (per altro brillantemente riuscito) di modernizzare in tempi record il Paese del Sol levante perciò ci si prodigò a far fuori i simboli del passato, ed ancor di più se essi erano legati al mondo dei samurai che fino ad allora avevano dominato il Giappone.
I primi edifici emblematici, anche perchè ritenuti pericolosi per eventuali movimenti revanscisti furono per l'appunto i castelli...ma questo fu risparmiato dal "sindaco" del momento che, invece, ne vedeva il simbolo amato della sua città.
Dalla stazione JR è una passeggiata di circa 15 minuti, durante la quale vi imbatterete in una zona commerciale realizzata anche riutilizzando alcune vecchie dimore...

Il nero castello di Matsumoto

La fortuna vuole che non piova, fa fresco, siamo sotto le alte montagne innevate, ma non freddo, ed ogni tanto arriva qualche raggio di sole, è così che giungiamo ad avvistare il castello...bellissimo, perfettamente conservato, e senza che vi siano troppi turisti...
Attorno un fossato, un allagamento, che serviva a rendere ancor più inespugnabile la fortezza, ma che oggi è stato ridimensionato per favorire nuovo terreno da costruzione.
L'ascesa all'interno del castello è ripida e un po' difficoltosa, su scale di legno, ancor più scivolose se pensate che simili piccole imprese in Giappone vanno fatte senza scarpe e portandosele dietro in una busta...
All'uscita ci fermiamo a far un paio di foto con un figurante vestito da samurai...gratis, offerto dal comune o da chi gestisce il castello...proprio come i "nostri" legionari che bivaccano ai fori imperiali...
Nei pressi del castello, seduto in riva al fossato vediamo un signore con una gattina al guinzaglio, inevitabile che Yumiko si fermi a farle un paio di carezze...e così scopriamo che lei si chiama Sakura e che è una gatta viaggiatrice, il suo amico padrone ci fa vedere il suo album fotografico e ci spiega che insieme stanno viaggiando per tutto il Paese del Sol levante.

La più antica scuola all'occidentale del Giappone

E' presto e Yumichan vuole farmi vedere quella che è l'altra attrattiva di Matsumoto cioè la Kaichi Gakko il primo edifico scolastico realizzato, nel 1876, in forme occidentali di tutto il Giappone, la cosa da notare è vedere come con tecniche nipponiche si sia messa in piedi una struttura ispirata alle architetture europee.
E' molto interessante, sopratutto nei fregi esterni ed all'interno ove sono i piccoli banchi di legno le lavagne (vedi gallery) e le foto d'epoca, da cui si evince quanto fosse differente da oggi la vita in Giappone alla fine del XIX secolo, pensate che certe ragazzine andavano a scuola con in braccio i fratellini minori, essendo le madri impegnate con i neonati e con i lavori agricoli .
Ritornando verso la stazione mi arrendo al mio proposito di saltare il pranzo, sono le tre passate e la colazione anche se abbondante è scomparsa anche nei ricordi ed è così mi fiondo su dei "panzerotti" in un forno in stazione...riprendiamo quindi il treno, la prossima tappa sarà Nagano dove dormiremo...e da qua, da Matsumoto, si iniziano ad incontrare tanti Italiani.

Nagano e ramen in una sera piovosa nel Sol levante

Arriviamo che piove in modo deciso...il nostro hotel è ad una decina di minuti di cammino in quella che è una delle strade principali della città "alpina" che conduce al suo tempio più famoso lo Zenko-ji. Il nostro hotel è molto nuovo, è un business hotel JAL, la compagnia di bandiera nipponica, la stanza è piccola, ma molto carina ed il letto comodo davvero. Dopo la doccia ristoratrice usciamo alla ricerca di cibo Yumiko ha in mente un paio di posti di cui parlavano alcune guide ed è così che ci dirigiamo ad un piccolo locale di ramen che tra le sue caratteristiche ha quella di chiudere quando finisce gli ingredienti che ha limitati perchè sempre freschi...
Lo troviamo aperto, al bancone appoggiati davanti a ciotoloni fumanti un paio d'avventori che si rivelano degli abituèe dietro un ragazza ed un uomo sulla quarantina, capelli grigi, barba e movenze da maestro dei fornelli...ordiniamo due piatti, ripensadoci è il ramen più buono che abbia mai magiato, il brodo è leggero, di katsuobushi e si sposava alla perfezione con delle fettine di "arista", uovo ed alghe...
Ha smesso di piovere, la nostra passeggiata tra le luci della sera è piacevole, ma l'aria è fredda e così ci convinciamo per tornare subito in albergo in modo da svegliarci presto e proseguire il nostro viaggio alla scoperta di questa parte di Giappone.

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