Lo Shinyakushi-ji a Nara
Scopri i colori della primavera del Sol Levante e la meraviglia dei ciliegi in fiore, andremo anche al di fuori delle solite rotte turistiche a scoprire il vero cuore del Giappone!
Un tempio dedicato al Budda della guarigione
Nei pressi del sacro bosco del santuario Kasuga, al limitare quindi del grande parco dei cervi che rende nota la più antica capitale stabile del Giappone al grande pubblico, siamo andati a visitare in un pomeriggio di primavera il tempio Shinyakushi-ji.
Questo era uno dei templi più grandi ed importanti della città, fondato a metà del secolo VIII per volere dell'imperatrice Komyo per chiedere al Budda di dare sollievo alla malattia che affliggeva gli occhi del marito, l'imperatore Shomu, colui che aveva voluto in quegli anni che a Nara si costruisse il Todai-ji ed il grande Budda, ed in esso, per l'appunto, si custodivano statue del Budda della guarigione, quello Yakushi Nyorai che troviamo nel nome del tempio stesso.
Il complesso templare che al suo fulgore vedeva soggiornare un centinaio di bonzi e copriva con i suoi edifici una superficie di circa 200.000 metri quadri ospitava le statue più sacre nella così detta sala d'oro che era protetta da due alte pagode, così come si confaceva ai templi di fondazione imperiale.
Scrigno della storia dell'arte giapponese
Quasi subito però lo Shin Yakushi-ji prese fuoco e delle pagode, delle sale, delle porte e di molto altro nulla rimane se non l'edificio che molto probabilmente era il refettorio, che divenne così la sala principale, in esso fu messa una "nuova" immagine del Budda della guarigione realizzata comunque alla fine del secolo VIII, una statua in legno realizzata da un grande unico albero da cui si ricavò il blocco del dorso ed anche gli altri elementi.
Attorno a Yakushi Nyorai, che ha sempre bisogno nell'iconografia buddista di alcuni "santi protettori" troviamo le meravigliose statue dei 12 generali celesti (ciascuno a soprintendere i 12 spicchi dello zodiaco sino-giapponese) realizzate in terracruda e cartapesta su uno scheletro di legno, tecnica che si prestava al dinamismo delle raffigurazioni ed era ottimale come superficie da poter dipingere come meglio si credeva, i guerrieri avevano incarnato color salmone, vesti d'oro ed azzurre, particolari verdi e vermigli... di tutti questi colori poco rimane, ma dovevano essere davvero uno spettacolo policromo di grande impatto su chi li vedeva.
La leggenda giapponese del diavolo e la campana
Le altre strutture che troviamo attorno alla sala principale sono comunque frutto di una ricostruzione antica (secolo XIII) e sono molto belle oltre ad essere annoverate come patrimonio culturale giapponese, la campana, protetta da una "torre campanaria" è avvolta da una leggenda, pare, infatti, che provenga da un altro grande tempio di Nara, il Gango-ji e che un Oni (un diavolo) che era lo spirito di un malvagio servitore albergasse in essa, fu così che un bambino dalla forza sovrumana che era andato a vivere nel tempio decidesse di liberare tutti da questa presenza cattiva, si mise quindi nascosto ad aspettare che il diavolo uscisse dalla campana per strapparlo via da essa e pare lo trascinò in qua ed in là finché, dopo una nottata di lotta, esso non perse tutti i capelli e scappò via lontano. A quel punto pare che la rovina si abbattesse sul Gango-ji e la campana fu portata al non lontano Shin Yakushi-ji, e così si narra che i segni che ancora solcano il campanone in bronzo altro non sono che i solchi degli artigli diabolici ad essa avvinti mentre veniva strappato via da essa.
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Un viaggio tra le origini del Giappone ed il futuro!