Storia giapponese: Periodo Edo-Tokugawa (terza parte)

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Da Edo odierna Tokyo lo shogun comanda sul Giappone dividendolo in classi sociali

Ponte Yatsuni, vedute di Edo, Utagawa

I secoli XVI e XVII sono stati per il Giappone momenti in cui, grazie alla forza di Oda Nobunaga, alla scaltrezza di Toyotomi Hideyoshi e all'abilità politica dei i primi Tokugawa, si è riunificato in un'entità unica avente come punto di riferimento l'impero, ma ancor di più il bakufu dello shogun. Quest'ultimo avrà la sua sede finale ad Edo, l'attuale Tokyo dando al Paese del sol levante l'aspetto che più o meno ha oggi (Hokkaido e l'arcipelago di Okinawa, al momento, hanno un ruolo sottoposto e diverranno parte integrante del Giappone solo a metà del XIX secolo). Il periodo Edo-Tokugawa è quello in cui si forma anche il carattere nipponico che contraddistingue questa popolazione.
La società giapponese, infatti, inizia a dividersi rigidamente in classi sociali sotto Toyotomi Hideyoshi quando, nel 1591, una legge vieta il cambiamento di status. La popolazione del Giappone viene divisa in guerrieri (bushi), contadini (nomin), artigiani (kosho) e mercanti (shonin); seguendo i dettami della filosofia del confucianesimo viene messa al primo posto la spada, poi la zappa, poi i lavori manuali ed in ultimo le attività di quelli che sfruttavano si arricchivano sfruttando i guadagni altrui, ad esempio i mercanti che si arricchiscono commercializzando ciò che fanno altri(tutti aspetti che ritroviamo anche in occidente per motivazioni differenti), ed ogni categoria ha un suo insieme di sotto categorie.

I samurai al vertice della piramide sociale nipponica

samurai Musashi

Sono guerrieri gli shogun così come i loro feudatari maggiori e minori, imparentati coi Tokugawa o potenti avversari sottomessi, tanto potenti da non poter essere scalfiti ed il caso più eclatante, in tal senso, è quello di Sasuma (Kagoshima) dove vive un feudatario che in pratica ha un suo sub-regno che arriva fino alle Ryukyu.
C'è poi la corte imperiale di cui fanno parte i nobili di antica schiatta, tutti Fujiwara di diversi rami ed altri delle famiglie più antiche.
A quanto detto la classe guerriera assomma tutta una serie di samurai più o meno importanti che costituiscono il 5% della popolazione.
Nei villaggi, che sono disseminati in tutto il paese e che producono il cibo per tutti, stanno i contadini che hanno un capo villaggio che di solito è il più ricco e che fa da tramite tra la gente ed il bakufu che raccoglie le tasse in koku (il consumo annuale di riso di un adulto).
In città vivono artigiani, mercanti e le classi dei reietti, cioè di quelli che hanno a che fare con la morte ed il sangue (il buddismo li considera impuri) e, se macellai e pellai potevano vivere tra gli altri, i becchini e i boia invece erano messi in un ghetto … del gradino ancor più basso della scala sociale facevano parte gli hinin cioè i non umani, le prostitute, i mendicanti i vagabondi...(questa divisione segretamente, ma è un argomento tabù, in Giappone, esiste ancora in qualche maniera). Chi nasce in un modo resta nel suo rango sociale, non lo può abbandonare per nessun motivo, né può sposarsi fuori della sua casta.

Il neo-confucianesimo come mezzo di controllo della popolazione giapponese

Hayashi Razan

Questa società è educata e guidata dai dettami del neo-confucianesimo, dottrina che era nata in Cina 400 anni prima, ma che ora con Hayashi Razan (consigliere diretto degli shogun Tokugawa del secolo XVII) giunge in Giappone, ribadendo fortemente i concetti di ubbidienza del minore nei confronti del maggiore. Razan è uno dei teorici maggiori del neo-confucianesimo è il padre del Bushido, la filosofia che lega la spada alla penna e dà un carattere filosofico-letterario ai nostri samurai. A lui seguiranno, tra tanti, Yamazaki Ansai che legherà la filosofia neo-confuciana allo shintoismo e Kaibara Ekiken che batterà il tasto sopratutto sul concetto che le donne devono essere in una posizione di dipendenza nei confronti del padre, del marito e poi dei figli maschi..Non va dimenticato Arai Hakuseki, uomo estremante influente, consigliere degli shogun Ienobu e Iestugu, che è il creatore di una vera e propria burocrazia gerarchica.

Il controllo su tutti alla base della lunga pace in Giappone

Hiroshige,lavoratori sorpresi dalla pioggia

Le regole del neo confucianesimo portano ad un controllo generalizzato di tutte le classi sociali del Giappone: quella dei nobili era, in tal senso obbligata a dimorare in Edo dove vigeva l'obbligo di residenza per mogli e figli, con un notevole dispendio di risorse che, di fatto, dovevano mantenere due dimore che li impoverivano, ma davano slancio all'economia... C'è da dire, però, che la vita di corte ad Edo era sempre più divertente e raffinata, divenendo così per molti daimiyo una piacevole abitudine contro la noia della provincia.
Anche le persone più semplici, in Giappone, sono tenute sotto controllo tramite il goningumi in base al quale tutti i non appartenenti alla nobiltà di spada e penna erano stati divisi in gruppi di cinque famiglie i cui capi famiglia erano responsabili nei confronti delle mancanze degli altri. In questo mondo, dunque, la responsabilità, da individuale, diviene collettiva ed è così che, se uno sbaglia, non paga le imposte dovute, o va comunque contro la legge, è il gruppo di appartenenza a pagarne le conseguenze. Fu così che tutti cominciarono a controllare che gli altri facessero il loro dovere, senza bisogno da parte del bakufu di gendarmi di alcun genere...in un forte spirito collettivo e di cooperazione reciproca.
Il Bakufu, comunque, teneva col pugno di ferro il proprio popolo e chi cercava di sovvertire l'ordine delle cose era punito gravemente; se per caso uno perdeva le staffe e aggrediva un superiore di rango era punito con la morte, ma non c'era neppure libertà di movimento tanto è vero che, se uno spariva per tre giorni senza avvertire il capo villaggio o chi in un certo modo gli era superiore, pare venisse cancellato dalla lista dei sudditi e gli toccasse vivere al margine della società...unico svago che il bakufu concedeva ai suoi sudditi erano le case di tolleranza che abbondavano in particolari quartieri di Edo, Kyoto e Osaka; pensate che in quest'ultima città c'erano più di 8000 prostitute.

Un prete siciliano sfida il blocco del Paese del sol levante

sakoku, il blocco di una giunca cinese

Il Giappone, in questi secoli, è completamente chiuso nei confronti del mondo esterno, e, se con Oda Nobunaga c'era stata un piccola apertura nei confronti dei barbari del sud (gli europei), con Toyotomi Hideyoshi si passerà al capirne la pericolosità ed ad optare per una chiusura del Paese, i Tokugawa poi col sakoku mettono ben per scritto le regole nel 1646 ed in base a questo chi usciva o entrava nello stato senza permesso era ucciso, limitando i traffici coi soli olandesi e cinesi tramite l'isola artificiale di Dejima (Nagasaki), a cui fu data la forma di un ventaglio ...
E' così che quando Giovan Battista Sidotti, prete gesuita di origine siciliane, si decise, una volta saputi i fatti dei 26 martiri, ad andare in Giappone per convertirne gli abitanti, una volta sbarcato e individuato (pare si fosse travestito da samurai, ma venne smascherato subito) fu condotto ad Edo come prigioniero. Egli insegnò molto sul mondo esterno al saggio Arai Hakuseki col quale si era instaurata una reciproca stima; fu così condannato agli arresti domiciliari con una coppia di servitori per i suoi bisogni...ma tentò di convertirli e, scoperto, fu messo in una prigione più seria dove morì all'età di 46 anni. Tutto ciò e molto altro ha formato il carattere nazionale del popolo giapponese e a mio avviso, ancora oggi influenza il popolo del sol levante.

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