Yoshino

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Un viaggio nel cuore del Giappone più profondo che svelerà modernità e tradizioni antiche andando fuori dalle solite rotte turistiche, senza dimenticare le mete più amate.

Culla della storia giapponese e delle antiche religioni del Sol Levante

Yoshino, Nara

Erano anni che con Yumiko pensavamo di andare a Yoshino, per la sacralità del luogo, per le sue statue e soprattutto per i suoi famosi ciliegi in fiore, evento che però attira davvero una folla smisurata, e non amando le calche mai ci eravamo decisi, fu così che nella primavera del 2020 all'inizio della pandemia, essendo in Giappone "approfittammo" della mancanza di turismo internazionale e del poco turismo giapponese in giro per avere almeno l'opportunità di una visita probabilmente (lo speriamo) irripetibile per la mancanza di folle, ma nel pieno della fioritura dei sakura.
Il luogo è carico di storia e sacralità, si trova infatti nei monti della prefettura di Nara nei sacri boschi da cui parte il sentiero dell'Omine-Okugake, una strada di pellegrinaggio che in 100 chilometri di cammino tra i boschi (circa 5 giorni di marcia) vi porterebbe fino al Kumano Sanzan, cioè i tre santuari che sono la vera culla dello Shintoismo del primordiale regno di Yamato dove ha preso vita il Giappone stesso, e dove il leggendario En no Gyoja portò lo Shugendo, un particolare culto sincretico che somma a sè (per semplificare) Shintoismo, Taoismo e Buddismo esoterico, fondando il tempio Kinpusen-ji, i cui monaci si esercitano nell'ascetismo digiunando e purificandosi sotto le cascate gelate.
Yoshino è poi il luogo dove nel secolo XIV si rifugiò l'imperatore Go-Daigo, che fu l'ultimo imperatore che cercò di comandar qualcosa, al termine del suo fallimentare tentativo di prendere il reale controllo dello stato a danno della classe dei samurai e quindi degli Shogun, dando vita alla così detta corte del Sud (perché siamo a sud di Kyoto dove era la sede imperiale e dove con l'appoggio shogunale regnava un altro sovrano, un po' come il nostro scisma avignonese col Papa e l'Antipapa) in quel periodo storico che i Giapponesi chiamano Nanbokucho, cioè delle due corti imperiali del sud e del nord.

Santuari e sakura arricchiscono il vostro viaggio in Giappone

Yoshino, Nara

Noi siamo arrivati in questi luoghi da Nara dove dormivamo in quei giorni, ma potete raggiungerlo anche da Kyoto e da Osaka, più o meno nello stesso tempo (cioè un'ora e mezzo) e potete optare una volta scesi dal treno o per una camminata in salita di qualche chilometro, o su una funivia o su un autobus, noi abbiamo preso il bus fino al santuario più in alto il Kinpu-jinja e poi abbiamo ridisceso a piedi l'intero percorso toccando i diversi punti di interesse. Yoshino si divide tradizionalmente in quattro parti: Shimosenbon (Dei mille alberi in basso), Nakasenbon (dei mille alberi in mezzo), Kamisenbon (dei mille alberi sopra) e Okusenbon (dei mille alberi in fondo) dove sono stati appunto piantati gli alberi di sakura in modo tale da goderne da più punti ed in un maggior tempo possibile, questa divisione in zone è raccontata già in cronache di viaggio nel secolo XVIII.
Il santuario Kinpun è dedicato come ci suggerisce il nome al dio dell'oro (kin in giapponese) e quindi al dio protettore dei cercatori d'oro e delle miniere Kibitsuhiko-no-mikoto ed è legato al culto sincretico Shugendo, da qua partono i sentieri per i lunghi pellegrinaggi nelle zone sacre circostanti ed è quindi luogo di preparazione ascetica a questi, qua è anche una pagoda all'interno della quale si fanno riti di purificazione prima di intraprendere il cammino, riti a cui si può anche assistere dietro il pagamento di un obolo. La leggenda narra che in questa pagoda detta Kakureto (o del nascondiglio) si fosse rifugiato il grande guerriero Minamoto no Yoshitsune fuggendo dal fratello, ma non è chiaro se poi vi fosse scovato o meno. Il luogo è molto suggestivo per gli alti alberi di sugi (il cedro giapponese) che ci circondano.

Templi, santuari e natura si fondono assieme nel cuore del Giappone

Yoshino, Nara

Proseguendo in discesa circondati dal bosco alternando scorci sul rosa dei sakura in fiore in breve tempo vi ritroverete nei pressi di un altro santuario lo Yoshino Mikumari dedicato al Kami Mikumari una divinità del pantheon shintoista legata alle acque ed all'arrivo o alla cessazione della pioggia, è uno dei quattro santuari dedicati a questa divinità tra i più importanti del Giappone, il suono Mikumari ricorda ai Giapponesi la parola Mikomori che vuol dire essere incinta e quindi questa divinità delle acque protegge anche le puerpere ed i bambini infanti. Nel santuario sono anche importanti statue di altri dei. La struttura è particolare, la sala principale ha tre frontoni, ma in realtà è un unico tetto in corteccia d'albero, l'ingresso a questo santuario è scandito oltre che dal tradizionale torii anche da una porta monumentale, la struttura che possiamo ammirare oggi risale al 1604 e fu realizzata per volere di Toyotomi Hideyori, il figlio del grande Hideyoshi.

Dove la storia del Giappone diventa leggenda

Yoshino, Nara La visita prosegue con una passeggiata in discesa, che vi condurrà prima ad un belvedere da cui dominerete il crinale fino alla parte più bassa e lo spettacolo dei ciliegi in fiore che a noi si sono mostrati al culmine della loro bellezza, come delle nubi in un dipinto barocco da poi dopo essere arrivati ad un piccolo centro abitato si farà una tappa al santuario Yoshimizu un tempo anch'esso legato allo Shugendo, ma da esso sciolto nel secolo XIX, quando la riforma Meiji separò i luoghi di culto shintoista da quelli buddisti. Il luogo è carico di storia, infatti, vi si narra che anche qua cercasse rifugio Yoshitsune (del quale vi si custodisce un'armatura!) che poi scappò a rifugiarsi nella pagoda di cui sopra, inoltre si narrava che questo santuario fosse stato scelto come dimora imperiale da Go-Daigo ed infine dal grande condottiero Toyotomi Hideyoshi che qua soggiornò per ammirare leggendari hanami del luogo, anche noi ci siamo lasciati prendere dallo spettacolo dei fiori, tanto da trascurare nelle nostre foto il santuario stesso.

La culla dello Shugendo, il culto degli sciamani protettori del Sol Levante

Yoshino, Nara

La nostra visita è poi terminata con il tempio Kinpusen-ji, uno dei luoghi sacri più importanti dello Shugendo, fondato dallo stesso En no Gyoja nel VII secolo. Il Tempio è famoso per la grande sala principale "Zao-do" che custodisce le statue di Zao Gongen (il dio principale di questo culto montano), raffigurato con le sembianze di tre giganteschi simulacri azzurri dal fare mostruoso ad incarnare uno il tempo passato e sarebbe Shaka Nihorai, cioè il Budda storico, un altro Kannon dalle mille braccia (il presente) e poi il terzo è Miroku bosatsu, il Budda del futuro, quindi espressioni divine del buddismo che qua si manifestarono a En no Gyoja sotto queste sembianze.
La sala principale per ampiezza è la seconda più grande del Giappone dopo il Todai-ji di Nara, ovviamente della primigenia costruzione non rimane nulla, ma anche questa è storicamente rilevante risalendo al 1592. A Nord del padiglione la porta Niomon che custodisce i due grandi Niou per l'appunto una grande struttura a due piani risalente alla fine del secolo XIV, ma che purtroppo sarà in restauro per molto tempo.
La porta sud bruciata nel '300 non è stata mai ricostruita, ma è nota per aver fatto da sfondo ad un fatto storico (molto probabilmente un'altra leggenda), durante gli scontri per il potere tra l'imperatore Go-Daigo e gli eserciti dei samurai Ashikaga, il figlio di questo, il principe Morinaga si rifugiò a Yoshino, qua però fu presto circondato e messo in minoranza, allora un suo fedele guerriero di nome Murakami Yoshiteru, travestito coi panni di Morinaga salì al secondo piano della porta e davanti all'esercito nemico fece seppuku, i samurai, credendo si trattasse del principe, rimasero sbigottiti e paghi al contempo, perdendo tempo prima di accorgersi che il vero Morinaga era già scappato (per rimandare, non di molto, il suo tragico destino).
Da qua poi una rapida discesa riporta alla stazione dei treni ed a ritroso al Giappone odierno.
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