Emergenza demografica in Giappone

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Un viaggio nel cuore del Giappone più profondo che svelerà modernità e tradizioni antiche andando fuori dalle solite rotte turistiche, senza dimenticare le mete più amate.

Giappone un paese per vecchi

Anziani Giapponesi

Come dicevamo anche nel nostro ultimo post del blog, dedicato ai centenari, il Giappone è il paese più longevo al mondo, ma oggi dobbiamo ricordare anche che, come le altre nazioni altamente sviluppate, il Paese del Sol Levante ha una crescita demografica pari a zero, crescita qua ancor più accentuata dalla scarsa se non quasi assente immigrazione da parte di lavoratori stranieri. Oggi quindi vi raccontiamo il succo di una trasmissione che abbiamo visto su NHK con data 20 maggio 2018 dal titolo pressappoco: "Shock per la diminuzione dei lavoratori", che condiremo con nostre osservazioni personali.
Pensate che negli ultimi 20 anni il Giappone ha visto "sparire" 10 milioni di persone nella fascia tra i 15 ed i 64 anni, cioè nel momento della vita in cui si dovrebbe o si potrebbe essere produttivi, un numero di individui equivalente alla popolazione dei quartieri speciali di Tokyo e ormai nel 2017 addirittura il 12,4% dei lavoratori sono gli ultra sessantenni, la percentuale più alta di occupati di questa fascia d'età di tutto il mondo.
Questo fenomeno di invecchiamento della società sta portando anche ad un vero tracollo demografico, infatti se nel 2008 il Giappone ha raggiunto il suo massimo in fatto di popolazione con 120.000.000 circa di abitanti si prevede che nel 2053 i Giapponesi andranno nuovamente sotto i cento milioni.

Più lavori che lavoratori nel Paese del Sol Levante

diagramma a forma di bara

In Giappone, come in quasi tutto il resto del mondo, dopo la seconda guerra mondiale si è assistito ad una serie di baby boom, di cui il primo fu dal 1947 al 49, si trattò di circa 8.000.000 di figli della guerra a cui poi toccò risollevare il proprio paese fino a vederlo diventare una super potenza economica. Essi stessi, giunti in età di metter su famiglia furono artefici di un altro baby boom, negli anni '70 del XX secolo ed oggi sono i primi nonni del nuovo millennio, ma nonni di pochi, pochissimi nipotini.
Pare infatti che in Giappone nel 2050 coloro che avranno un'età produttiva, cioè tra i 15 ed i 64 anni, saranno 35.000.000 in meno rispetto al passato, i demografi chiamano il tessuto sociale in cui i settantenni sono i più numerosi ed i giovanissimi sono in percentuale minore il diagramma a forma di bara. A Mimasaka nella prefettura di Okayama dove oggi ci sono 28.000 abitanti di cui oltre il 40% è ultra sessantenne, già si vede un tessuto sociale in linea a quanto pronosticato tra circa 35 anni e così, il sindaco e tutti gli addetti ai lavori locali si stanno muovendo per risolvere il problema e non far morire la comunità, infatti, ormai mancano i giovani e non ci sono lavoratori a coprire l'offerta, ed il primo cittadino dice di voler accettare lavoratori da tutto il mondo, lui sarebbe felice di avere anche oltre 10% di abitanti stranieri cioè circa 3000 persone, mentre ora ce ne sono solo 200.

Il Giappone fatica ad integrare nella propria società i lavoratori stranieri

Anziani Giapponesi

Sì, ma in Giappone non è facile per uno straniero stabilirsi in pianta stabile, infatti se come spesso leggo tra i vostri desideri ci fosse quello di andar a cercare fortuna lavorativa in Giappone, a meno che non abbiate già un'alta formazione in patria, siate quindi medici, traduttori, ingegneri, professori universitari, ricercatori, imprenditori già affermati (o comunque non abbiate un capitale e dei garanti) o cuochi con certi anni di lavoro alle spalle l'impresa di prendere un visto, per un soggiorno per motivi lavorativi, è piuttosto ardua, se non impossibile.
Così per sopperire a lavori considerati più "semplici" come la cura degli anziani, l'edilizia, l'agricoltura o la pesca i Giapponesi hanno creato un sistema che si chiama Technical Intern Training Program, in pratica, sopratutto rivolgendosi ad altre nazioni asiatiche come il Vietnam per esempio si fanno arrivare lavoratori che vengono formati sia nella lingua giapponese che nelle professionalità e poi sono impiegati per tempo determinato, al massimo per 5 anni (pensate che prima erano tre anni) per dover tornare finito il contratto nel proprio paese, dove, in teoria, portare avanti le abilità apprese. Immaginate che il sindaco della nostra Mimasaka ha fatto anche mettere in piedi una statua di Ho Chi Minh per far sentire a casa i lavoratori vietnamiti, fino ad oggi tra i più ad usufruire di questo permesso di lavoro temporaneo, che però iniziano a prediligere altre mete, ad esempio Taiwan ove non devono imparare la lingua per forza e dove possono restare fino a 14 anni (anche qua non sarà facile emigrare in pianta stabile forse, ma si tocca un tasto da noi sconosciuto).
In una città come Tokyo dal 1992 al 2018 pensate che la forza lavoro nipponica è calata di ben 200.000 unità e sono arrivati circa 270.000 lavoratori stranieri, la stragrande maggioranza però con il Technical Intern Training Program, che impone costi di formazione ai datori di lavoro e non dà mai un'integrazione definitiva, cosa di cui il sindaco di Mimakasa si lamenta, perché vorrebbe che la sua città si ripopolasse di abitanti stabili e contenti.

Vecchietti arzilli i "nuovi" lavoratori del Sol Levante

Anziani Giapponesi Con le olimpiadi del 2020 in arrivo, il numero degli occupati stranieri sta crescendo, ma per essi non ci sono quindi grandi prospettive di inserimento stabile.
Davanti a questa grande mancanza di manodopera, in un paese poi come il Giappone dove il servizio, qualunque lavoro sia, vede sempre un gran numero di addetti si sta ricorrendo a richiamare in "arm" i pensionati o a non mandarli, su base volontaria si intende, più in pensione.
Pensate che sempre a Mimasaka, che rappresenta, come dicevamo il Giappone del futuro ci sono su 82 lavoratori di un istituto di assistenza anziani 16 ultra sessantenni, cioè sono anziani in salute che guardano gli "stravecchi", ad esempio un autista ha 73 anni e ogni tanto si scorda un appuntamento, ma non si trova ancora un degno sostituto.
Nel Paese del Sol Levante esiste un'associazione che si chiama "Silver jinzai center", un'organizzazione no profit per il pubblico interesse nata circa 40 anni fa con lo scopo di far mantenere attivi i signori che andavano in pensione dopo una vita di lavoro, che, come dicevamo anche in altri post, per essere contenti spesso vogliono continuare ad aiutare la società lavorando. Questa associazione oggi ha 1300 sedi in tutto il Giappone e 730.000 iscritti che vengono impiegati a seconda delle loro capacità e dei propri interessi, pensate che anche il nostro otosan (padre) che ha 73 anni ci si è iscritto una volta in pensione e dopo aver interrotto per qualche anno questi lavoretti part time, ne ha nuovamente accettato uno che lo porta fuori casa per 12 giorni al mese a fare lavoro d'ufficio, così da sentirsi attivo tra colleghi e mezzi pubblici (impensabile per un italiano). Se, però, fino a qualche anno fa questi signori rimanevano nel mondo del lavoro per diletto, ormai sono diventati indispensabile forza lavoro. Pensate che negli ultimi 10 anni la possibilità di trovare un impiego per un anziano è aumentato di oltre 40 volte, in pratica del 4000%... questo con lati anche negativi, come 317 morti per motivi di lavoro tra gli ultra sessantacinquenni nel solo 2017.

In Giappone non si va mai in pensione, o quasi

Anziani Giapponesi

Se, infatti, ci avrete fatto caso avrete notato che tantissimi autisti di taxi in Giappone sono a dir poco attempati, addirittura una volta a Sasebo (Nagasaki) si alternavano alla navetta dell'hotel dove dormivamo che era su di una sommità da cui si dominava il mare due signori che avevano ben più di ottanta anni e pian piano portavano avanti ed indietro i pulmini e aiutavano gli ospiti a tirar su i bagagli.
Il documentario quindi si spostava nella prefettura di Gunma nella città di Kiryu dove una signora che è ha capo dell'associazione "Silver jinzai center" raccontava di un caso inerente un asilo nido, dove tra gli altri anziani impiegati c'è anche il loro autista, un signore che ha 75 anni e vorrebbe andare in pensione. Il padrone dell'asilo ha portato l'offerta al centro per l'impiego, ma la sua richiesta è restata inascoltata, così si è rivolto nuovamente alla loro associazione e vista la natura del lavoro ci sarebbe stato bisogno di qualcuno che avesse almeno meno di 70 anni, ma a lui andava ormai bene chiunque, ma da parte loro non si sono voluti prendere la responsabilità di far condurre dei bimbetti da persone troppo grandi e quindi continua a guidare il pulmino il vecchio autista.
La popolazione dei paesi evoluti sta invecchiando e serve un ricambio, se questo in molte nazioni, Italia compresa, sta accadendo con un forte flusso immigratorio, il Giappone è ormai l'unico stato, o quasi, che si vede arroccato nella difesa della propria unicità razziale e culturale rendendo la vita complicata se non difficile anche a chi ad esempio si sposa con un cittadino non giapponese... e qua apriremo una parentesi sulla nostra pelle che se vi interessasse potremmo anche raccontarvi meglio.

Cosa è viaggiappone?

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Viaggiapppone nasce come condivisione dei viaggi nel Paese del Sol levante fatti da Yumiko e Dani tenendo sempre presente quali possano essere i problemi oggettivi che un Italiano in vacanza in Giappone possa incontrare, dando una mano così tramite tante informazioni, foto e diari frutto dei tanti viaggi (ormai non si contano più quelli fatti insieme).
Viaggiappone, con la propria esperienza, progetta e si mette alla testa di viaggi di gruppo alla scoperta del Sol Levante che vengono realizzati da un tour operator leader nel settore.
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