Diario del mio ottavo viaggio in Giappone: tra pagode ed okonomiyaki.

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Un viaggio nel cuore del Giappone più profondo che svelerà modernità e tradizioni antiche andando fuori dalle solite rotte turistiche, senza dimenticare le mete più amate.

Partenza verso le origini del Giappone

Osaka dall'aereo, Giappone

La sveglia suona alle quattro e un quarto del mattino, mi spiccio, non mi rado neppure, giusto il tempo di trangugiare un caffè per avere la forza di vestirmi, fa freddo, mi vesto pesante, magliette tecniche che in Giappone non mi mancano, papala, guanti, usciamo di casa che è ancora buio; il babbo e la mamma di Yumiko ci accompagnano all'aeroporto (anime sante!), il traffico è inesistente la domenica mattina a quest'ora, anche se i semafori sono tutti rossi e mio suocero rispetta i limiti ferrei, arriviamo per tempo, il volo è alle 7 e ai banchi di JAL c'è poca fila.
La maggior parte delle persone da Fukuoka ad Osaka va in treno, coi comodi shinkansen, ma noi stavolta abbiamo trovato una serie di voli interni a poco prezzo e così copriamo i 600 Km che ci separano in un'oretta di volo, andiamo ad Itami, l'aeroporto cittadino e da qua ci sposteremo verso Nara. Ci muoveremo per i primi 5 giorni di viaggio con due pass che coprono le linee private (le linee private qua in Kansai hanno più binari della JR) il primo della durata di tre giorni utilizzabile da Nanba a Nara e qua su bus e treni privati che servono l'intera prefettura, ed il secondo a spettro più largo per tutto il Kansai o quasi, il tutto al costo di una cinquantina di euro.

Una corsa dentro Osaka

Nanba, Osaka, Giappone

Date queste informazioni che possono tornare utili a chi viaggia in quella zona, dopo essere atterrati con un cielo terzo ed un aria a dir poco frizzante prendiamo un Limousine bus in direzione Nanba, il cuore di Osaka, un luogo che pulsa di neon e "movida" alla sera, ma che al mattino mostra il lato decadente della grande metropoli di Kansai, dalla fermata del bus con paio di valige dobbiamo trovar in fretta la stazione Kintetsu, abbiamo appuntamento con Reiko (chi ci segue sa che una nostra amica di Osaka) a Nara per pranzare assieme e fare un paio di visite a dei siti storici, quindi non possiamo perdere troppi treni sotto il nostro naso.
Vado, senza rendermi troppo conto, dietro Yumiko in veste condottiero, cerchiamo le scale mobili o gli ascensori, ma a volte non li troviamo e ci incolliamo i bagagli in qua ed in là...fino a montare sul nostro treno "espresso" da Nanba a Nara.

Un okonomiyaki da non perdere a Nara

Okonomiyaki a Nara, Giappone

Arrivati nella prima capitale stabile del Giappone prendiamo il bus navetta del nostro hotel, il primo dei due Royal in cui dormiremo in questi giorni che si trova un po' fuori dal centro, là nei pressi di dove sorgevano i padiglioni imperiali 1300 anni or sono, arriviamo e ci troviamo di fronte al classico bell'albergone giapponese, pari a un quattro stelle italiano, quindi depositati i bagagli e fatto il check in torniamo sui nostri passi per incontrare la nostra amica e per andare a pranzo.
Nell'ottobre del 2014, qua a Nara, avevamo trovato un famosissimo ristorante di okonomiyaki chiuso in uno dei suoi rarissimi momenti di stop, e quindi io che queste cose non le scordo voglio riprovare, c'è la fila, l'immancabile fila dei ristoranti dove si mangia bene in Giappone. Aspettiamo una decina di minuti, siamo al coperto, nella galleria commerciale, ed accanto a noi una è trattoria che si chiama Roma.
Ci sediamo ed ordiniamo degli speciali takoyaki (pare che siano il prototipo) che si chiamano Akashi yaki (dalla località qua in Kansai che li ha tenuti a battesimo) che sono più ricchi di uova e poi un paio di okonomiyaki che in tre hanno il solo difetto di essere piccoli, ma sono davvero buoni uno fragrante di frutti di mare, un altro classico al maiale croccante, un gradino sopra altri che ho mangiato, se vi piace questo piatto è un posto da non perdere. E' presto per il bus cosi facciamo due passi, in 10 minuti siamo al Kofuku-ji il grande tempio con la pagoda che precede il Todai-ji che ospita il grande Budda, si vedono i primi daini sacri che vagano, i turisti (tantissimi dai vicini paesi asiatici) che si fanno un autoscatto facendo strane smorfie per immortalarsi con dei bambi che pensano agli affari loro o dormicchiano al sole.

Un Giappone remoto ed antico

 Gansen-ji, Kyoto, Giappone

Prendiamo poi un autobus che serve zone di campagna ci dirigiamo al limite di quella di Nara in quella di Kyoto, meta due templi dalle origini antichissime che custodiscono statue meravigliose, simulacri delle divinità risalenti all'epoca Heian perfettamente conservate, ma che non possiamo fotografare.
Sono corriere che vanno ai paesi, così come ce ne sono ovunque anche in Italia che dal capoluogo in pochi chilometri ti sprofondano nella campagna più sperduta, tanto da farmi pensare: " ogni mondo è paese". Qua siamo in luoghi sacri da sempre per i Giapponesi, vicini alle regge imperiali, in campagne che custodiscono tesori. Siamo diretti nella zona di Tono, tra campi di riso e boschi di cipressi giapponesi e in una mezz'ora arriviamo a Joruri-ji dove abbiamo un altro bus che fa pochissime corse al giorno che ci porterà a Gansen-ji, qua in un luogo rimasto ad un altra era, tra bancarelle di verdure messe in vendita senza il venditore, avete capito bene, col prezzo e una cassetta per mettere i soldi, arriviamo al nostro tempio...una rossa pagoda del 1442 lo sovrasta, il giardino quasi un bosco direi, circonda il padiglione centrale di epoca recente, ma che protegge una statua del Budda che è più antica di quella del Byodo-in e fatta di un unico pezzo di legno, come ci dice in modo fiero il bonzo del posto.
Il tempo è bello, c'è il sole e quando si può goderne il calore fa scordare l'inverno, la vegetazione lussureggiante fa intuire estati calde ed umide.
Riprendiamo la corriera fino a Joruri-ji dove sorge l'omonimo tempio risalente al periodo Heian (IX-XII secolo) ove come al il già citato Byodo-in di Uji si è voluto riprodurre il paradiso di Budda...un padiglione antico che proteggeva Amida ed un pantheon di divinità attorno a lui, le sculture sono rimaste, ma il padiglione non più aperto verso il laghetto, forse per proteggere i simulacri dalle intemperie e poi in questi giorni stanno restaurando il giardino, peccato, ma il luogo è comunque bello, anche qua una vermiglia pagoda dell'epoca di Genji e qua trasportata da Kyoto nel 1178 ci fa da scorta, un luogo senza tempo...finchè la nostra attenzione non viene catturata da due gattini davvero bellini, anche se un po' spampanati per una vita sicuramente campestre e poco curata e così ci attardiamo a far qualche scatto a loro, pensando alla nostra signorina Mina che è a casa in Italia lasciata alle cure della nonna e dello zio (la nonna di Mina cioè la mia mamma).

Cena Kaiseki ed onsen a conclusione di una giornata di puro Sol Levante

Cena giapponese in Giappone

Torniamo a Nara che non sono le cinque, il sole sta calando e tira un bel vento fresco, in compagnia della nostra cara amica Reiko decidiamo allora di recarci, con una passeggiata al quartiere Naramachi, dove sono alcune case di mercanti risalenti alle epoca Edo (tra i secoli XVII-XIX), vaghiamo tra belle abitazioni adibite a musei o negozi e tante dimore private in una zona davvero tranquilla, tornando verso la stazione Kintetsu risbattiamo nel Kofuku-ji che al tramonto mostra ancor più la sua bellezza...qua mentre cerco di scattare due foto, lamentandomi tra me e me per il mal di schiena vengo interrotto da un signora argentina, felice di sentire una lingua dal suono simile al suo. Certo che in Giappone se cercate suoni simili alle lingue romanze rimarrete delusi.
Salutata poi Reiko san e presa la nostra navetta per l'hotel ci dedichiamo ad una mezz'ora di riposo prima della cena che consumeremo in albergo (stavolta abbiamo trovato una serie di combinazioni per mezza pensione davvero buone, il vantaggio del essere fuori stagione) ci aspetta una cena giapponese, temo la solita cena da hotel, invece veniamo stupiti da un'ottima kaiseki che ci soddisfa pienamente. L'hotel ha poi un'altra grande prerogativa, sorge su una sorgente termale e il suo piano interrato è una spa con accesso per gli ospiti oltre che per gli avventori esterni.
I bagni sono un fenomeno sociale amato dai giapponesi e qua molti signori, in maggioranza rispetto agli avventori dell'albergo, arrivano con l'aria di conoscersi bene e da sempre, un vero circolo ricreativo dove invece di giocare a carte si chiacchiera sudando in sauna o facendo caldi bagni. La maggioranza sono anziani, ma che dico, vecchissimi signori che si sciacquano a mala pena prima di entrare nelle vasche...ma se si va in un onsen non si possono pensare queste cose, fanno parte del cuore del Giappone stesso, un mondo dove la comunione va oltre l'individuo. Il sonno cala fulmineo.

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