Diario del mio ottavo viaggio in Giappone: la prima primavera

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Un viaggio nel cuore del Giappone più profondo che svelerà modernità e tradizioni antiche andando fuori dalle solite rotte turistiche, senza dimenticare le mete più amate.

I Giapponesi ed il loro rapporto con il freddo

Karaage, pollo fritto, Giappone

Il meteo ci accoglie in modo un po' sgarbato e così l'inverno, fino al giorno prima blandito da miti temperature, si è riaffacciato con la colonnina di mercurio ad una sola cifra sul Paese del Sol Levante, tanto che in alcuni momenti dal vetro si vede bufare (pur essendo Fukuoka molto meridionale e sul mare).
E' la mia prima volta d'inverno in Giappone. Le case giapponesi non hanno i radiatori, non so se lo sapevate, sarà perchè l'inverno è in definitiva più breve che da noi in Toscana (almeno dal Kanto a Kyushu), sarà perchè i giapponesi a casa ci vanno solo a dormire, o quasi ed è così che le stanze si riscaldano una alla volta, quando si usano, e per farlo si usano le pompe di calore (le stesse che sono refrigeratori d'estate) qualche stufa elettrica ed alcune fenomenali catalitiche. Accade quindi che si porta a bollore l'ampio soggiorno e si mantiene il caldino là dentro...così quando uscite dalla stanza, incontrate tre pinguini che vi salutano. Pare che nemmeno a scuola abbiano i riscaldamenti, almeno non nella maggioranza di queste e sì che qua ancora fino ad una certa età i ragazzini vanno in classe in calzoni corti, tutto l'anno, un po' come usava da noi fino a sessanta anni fa...ma mentre qua ci siamo "rammolliti" in Giappone si persegue ancora un regime più spartano in fatto di regole scolastiche.
La sera dopo cena, però in inverno i Giapponesi hanno un momento di comunione familiare attorno al kotatsu, che è uno "scaldino" (oggi elettrico un tempo a carboni), un tavolino riscaldante su di cui si pone una coltre che copre le gambe...un po' come il focolare attorno al quale anticamente si passavano le serate prima di coricarsi, magari raccontando storie, sostituite oggi dalla TV o dai tablet o da qualche giornale, ma comunque un attimo di aggregazione familiare.
E' così tra sbalzi tra caldo e freddo e un paio d'aspirine che passa la prima giornata, allietata a cena da una delle cose più buone che la cucina mondiale abbia inventato ed a cui anche quella giapponese ha dato una sua rilettura, cioè il pollo fritto che qua prende il nome di karaage la cui panatura è arricchita da odoroso ginger freschissimo. Il sonno cala rapido e così rapido è lo svegliarsi nel cuore della notte...alla fine queste otto ore di differenza d'orario sono messe proprio in modo che quando in Italia si va a letto in Giappone ci si alza e quando nel Sol levante ci appresta per la notte in Italia è il primo pomeriggio, quindi non è immediato abituarsi al ritmo...

Le porte della primavera in Giappone

fiori di ume, Giappone

Febbraio in Giappone è un mese che preanuncia la bella stagione ed anche se siamo ancora in inverno molti sono i segni della primavera alle porte, uno di essi sono i fiori di Ume, il pruno giapponese, il susino, la pianta che poi dà come frutto una prugnetta, che una volta "salata" diventa l'umeboshi che si mangia affianco del riso bianco, e che magari la prima volta vi lascerà interdetti, ma poi scoprirete che è buono e lo cercherete; è guardando questi fiori che pare sia nato l'hanami in Cina ed infatti a questi boccioli che pensa il filosofo poeta Sugawara no Michizane quando da Kyoto nell'anno 901 agli inizi dell'era Heian è mandato in esilio a Dazaifu (alle porte di Fukuoka) ove erano grandi templi e la capitale governativa del Kyushu. Un fiore simpatico, bello, meno eclatante dei somei yoshino, i sakura, i ciliegi che abbiamo in mente quando pensiamo al Giappone, ma certamente più profumato, così che Michizane sperava che il loro odore lo raggiungesse in quelle terre lontane, lontano da casa costui morì di "crepa cuore" e la sua anima cominciò a provocare infinite sciagure sulla corte dell'imperatore Daigo, è così che, per placare l'ira, fu deciso di farne un Dio, il Dio della cultura, che ebbe il nome di Tenjin e ad esso, quindi, furono dedicati santuari in tutto il Giappone, a Kyoto ad esempio il Kitano mentre a Dazaifu è il Tenman-gu dove, per l'appunto, 6000 alberi di pruno regalano un primo assaggio di primavera gloriosa.

A che ora si mangia in Giappone?

ristorante cinese in Giappone

E' così che, dopo la colazione, consultato il meteo e col desiderio di passare in modo spensierato alcune ore insieme, i miei suoceri ci propongono una gita fuori porta fino a questo luogo storico, ormai noto ai nostri lettori, ma che si dovrebbe presentare con la sua veste più bella quest'oggi, non prima di andare a pranzo in un famoso ristorante cinese che si trova nella zona di Hakata, in centro di Fukuoka, dove è la grande stazione JR.
E' presto, sono le dieci e già tutti sono in fermento per uscir di casa, il lunch inizia alle 11,30 e se non siamo per tempo rischiamo la fila. Avete capito bene, le 11,30. Quando mangiano in Giappone? Sempre, è la risposta; potete vedere gente a mangiare ramen alle 5 di mattina o in fila al ristorante alle 11, perchè in Giappone si mangia quando c'è tempo, sopratutto se i ritmi sono dettati dal lavoro, ma se, invece, si può andare con le ore canoniche si mangia comunque prima che in Italia...il desinare alle 12 e la cena alle 18,30 e già le 19 è uno strappo, dicono che se uno va a letto senza aver digerito diventa una mucca da queste parti ed è così che io, dopo le prime rimostranze nei primi viaggi, ormai ho capito come funziona, mi adeguo e mangio sempre.
Arriviamo che siamo i primi, ma già dopo tre minuti si forma dietro di noi una piccola fila, è un ristorante che propone piccante cucina del Sichuan. In Giappone mangiare cinese (è un po' che non lo ripeto) non ha nulla a che vedere con l'idea di cucina del celeste impero che ci siamo fatti in Italia dagli ottanta in avanti, ma significa assaggiare piatti cucinati freschissimi che sono espressione di una delle tradizioni culinarie più alte universalmente riconosciute.

il primo Hanami della stagione

Santuario di Dazaifu, Giappone

Gustati alcuni piatti, quindi andiamo a recuperare la macchina e con essa ci rechiamo verso la nostra meta floreale, il tempo fa qualche capriccio, è freddo, ma regge.
Arriviamo a Dazaifu da dietro l'ingresso principale del santuario, la fioritura è iniziata, ma ha raggiunto il 30%, alcuni alberelli sono sbocciati quasi per intero, altri mostrano turgidi boccioli pronti ad esplodere come pop corn in padella, c'è sempre gente qua, oggi meno delle ultime volte, ci sono migliaia di ema (le tavolette di legno votive) a chiedere al Dio fortune scolastiche e non solo e noi vaghiamo un po' avvicinandosi ai fiori più belli li fotografiamo, godiamo della loro armonia e della speranza che essi danno annunciando la bella stagione.
Qua è una pasticceria, dove andiamo sempre, a mangiare e comprare degli umegae mochi (dolci ripieni di crema di azuki) che te li fanno caldi caldi, e anche oggi non ne facciamo certamente a meno.
Prima di tornare a casa ci fermiamo al tempio Kanzeon-ji un luogo che in passato fu immenso e di grande potere, uno dei tre posti che alle origini del buddismo in Giappone poteva ordinare nuovi bonzi, un luogo per me ormai abituale, grazioso quest'oggi tra gli orti che lo circondano.

I sapori si alternano in modo diverso nella tavola del Sol levante!

Gyoza, ravioli, Giappone

Il rientro e rallentato dal traffico e dai semafori, ci fermiamo al supermercato, mancano alcune cose, mia suocera compra anche del sashimi ed una volta giunti a casa (saranno le quattro del pomeriggio) si mette a preparare i gyosa, gli ottimi ravioli alla piastra, che si potrebbero fare ogni tanto anche in Italia, ma alla fine, visto che ai fornelli ci sto soventemente io, per far presto, preparo sempre altre cose, che sono più nelle mie corde italiche. La cena è presto imbandita ed è un alternarsi di sapori che rinfresco con del vino bianco, carne e pesce stanno a tavola abitualmente insieme in Giappone, a meno che non si vada a mangiare il sushi...e stanno spesso anche nello stesso piatto. Quindi se vogliamo rispettare i modi giapponesi lasciamo le nostre usanze a casa e qua prepariamoci a mangiare ad ogni orario, con ogni ordine, con diversi abbinamenti, abbiamo fatto 10.000 km verso est e siamo in delle isole circondate da mari burrascosi. Ricordiamocelo.

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