Diario del mio nono viaggio in Giappone: templi e bambù a Kyoto

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Un viaggio nel cuore del Giappone più profondo che svelerà modernità e tradizioni antiche andando fuori dalle solite rotte turistiche, senza dimenticare le mete più amate.

Una bella mattina a Kyoto

Bosco di bambù, Kyoto

In questa narrazione non ci sono le famose colazioni da 3000 calorie che hanno caratterizzato i nostri diari precedenti ed così che ci siamo aggiustati per un caffè al volo e qualche dolcetto, dando così anche tregua alla nostra linea.
Oggi nella hall, oltre al nostro gruppo, incontriamo la nostra Reiko san, la nostra cara amica che sempre viene da Osaka quando siamo nel Kansai per vederci e passare delle ore assieme. In Primavera, poi, è anche arrivata da noi in Italia, approfittando di 5 giorni di ferie...avete capito bene 2 di viaggio 3 da noi...e anzi che fino allo scorso anno per lei era impensabile mettere in fila 48 ore di assenza dal lavoro.

Uno giardini più belli del Paese del Sol Levante

Tenryu-ji, Kyoto

La nostra meta è Arashiyama, dove è il famoso bosco di bambù e poi Kitayama, dove è il Kinkaku-ji, il Padiglione d'oro... Anche oggi utilizziamo il nostro abbonamento giornaliero che da un anno circa è stato esteso anche alle corse che arrivano ad Arashiyama, la collina da sempre luogo di villeggiatura della classi abbienti di Kyoto, così da essere sede di giardini, ville e templi, il percorso è lungo, l'aria condizionata è piacevole, una volta giunti si palesa davanti a noi il Tenryu-ji , che ha delle strutture recenti, ma che incanta i suoi visitatori con il giardino di paesaggio che, come un dipinto tridimensionale, si svela pian piano agli astanti che lo ammirano dal padiglione principale da cui imperatori e shogun hanno meditato tra il muschio e le pietre, gli arbusti i fiori ed il fogliame che tanto bene si incastonano nella montagna sotto la direzione del grande Muso Soseki, un po' un Giotto dei giardini giapponesi del XIV secolo...
Da qua, radunata la comitiva ci incamminiamo un po' per il bosco di bambù che rende nota la collina, siamo in uno dei luoghi ricordati dall'UNESCO tra i siti protetti, un bosco di alte canne frondose, con divieti di scriverci sopra che vi parranno inutili, ma che si sa la barbara abitudine di scrivere il proprio nome, deturpando tutto non è estranea all'uomo e si manifesta anche qua.

Gelati e granite alla giapponese

Sala da tè, Kyoto

Decidiamo che è giunto il momento per una sosta, ci diamo un'oretta e mezza prima di rivederci ed è così che con la stragrande maggioranza dei partecipanti al viaggio, andiamo in una sala da tè ... qua accomodati in una bella location ci prendiamo dei gelati e dei kakigori la famosa grattachecca alla giapponese, si è creato un bel gruppo, che sembra davvero che tutti si conoscano da un po', sarà la voglia di vacanza, sarà la fortuna, sarà che noi italiani quando siamo all'estero facciamo subito amicizia.

Il tempio d'oro un simbolo del Giappone

Tempio d'oro, Kyoto

In programma adesso c'è il tempio d'oro, che come saprete è uno dei simboli del Giappone, ma che essendo stato bruciato nel 1950, ed essendo ormai solo una copia di poco successiva, anche se perfetta, ha perso, almeno in me, un po' del suo fascino, anche se devo ammettere che nel suo scintillio del sole d'estate è davvero bello, consiglio sempre a tutti di andarvi, dopo aver letto il "Padiglione d'oro" di Mishima Yukio, un romanzo molto bello che regalerà ulteriore emozione all'incontro.
Visitato il Sito, anch'esso come molti altri luoghi prima abitazione regale e poi tempio ci rechiamo con un altro bus (così da usare l'abbonamento che abbiamo) al vicino Ryoan-ji un padiglione zen, uno dei sub templi del grandissimo Myoshin-ji dove è un giardino di pietra del periodo Muromachi uno dei più belli e famosi, sopratutto da quando è stato visitato dalla regina Elisabetta negli anni settanta del secolo scorso.
In un parallelepipedo delineato da un muro di terra battuta da quella che era la veranda del priore si guarda questo enigmatico giardino, di cui è impossibile stando fermi riuscire a contarne tutte le pietre che ivi sono poste. Non c'è un messaggio preciso dietro ad esso, i nostri amici rimangono interdetti davanti a questa raffigurazione in tre dimensioni dello zen, così come lo fui io la prima volta che lo vidi, non c'è molto da capire secondo me se non ricercarne l'armonia.

Kyoto il sabato sera

Geisha, Kyoto

Con un altro autobus ritorniamo nei pressi del Karasuma hotel, mi siedo per il tragitto accanto a Bruno e Caterina, loro conoscevano bene il mio babbo e così mi lascio andare a ricordarlo, che poi, ancora io, dopo due anni, fatico a credere che non ci sia più, tanto era ed è importante per me, e poi con quasi tutti i partecipanti, andiamo, dopo una doccia ristoratrice, nella zona di Gion a mangiare dei buoni udon e sopratutto a vedere un po' di vita notturna alla maniera del Sol Levante.
Il ristorante dove entriamo è stato scelto da Yumiko per la bontà del cibo e per il suo non essere un locale turistico, è infatti una vera trattoria alla giapponese, di quelle specializzate in poche pietanze e dove gli avventori sono tutti o quasi nipponici, la cena mette di buon umore, ci facciamo quindi due passi verso il fiume Kamo e tra le viuzze di quello che fu (ed è) il quartiere del "piacere" dell'antica capitale del Giappone.
Localini, ristoranti, qualche bar e un paio di geisha una che entra di corsa in un locale, un'altra che esce da un taxi e scompare dietro una porta...la loro vita con il proliferare del turismo di massa e la curiosità che le circonda è senz'altro mutata e intanto giapponesi brilli che barcollano, turisti di tutto il mondo che ridono, musica jazz, una città viva, reale e vera, come mi fa notare Tiziana, si palesa davanti a noi.
Galleria fotografica sotto!!

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