Diario del mio quinto viaggio in Giappone: Hanami in tutte le stagioni!

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Un viaggio nel cuore del Giappone più profondo che svelerà modernità e tradizioni antiche andando fuori dalle solite rotte turistiche, senza dimenticare le mete più amate.

Il sushi che non può mancare

Sushi in Giappone

Oggi è venerdì 24 ottobre la vacanza sta finendo, anche se ancora abbiamo cinque giorni pieni davanti, più uno di viaggio, al nostro rientro in Italia, vediamo, quindi, di terminare tutti gli appuntamenti fissi che abbiamo col Giappone, come ad esempio andare almeno una volta a mangiare il sushi dal maestro del ristorante Torakatsu che si trova a circa un chilometro da casa e dove arriviamo facendo una piacevole passeggiata, visto che il tempo è davvero bello ed il sole scalda, così da starsene tranquillamente con una polo.
Il maestro ci accoglie sorridente, come sempre col suo fido aiutante al fianco, è lieto di rivederci e ci racconta di aver ospitato degli studenti stranierei a fare uno stage nel suo ristorante, l'arte del sushi ha conquistato il mondo e lui ne è lieto, ci dice che se una volta lo andiamo a trovare in Novembre sarà felice di portarci a vedere il sumo, infatti in questo mese il campionato di questo sport si svolge a Fukuoka e molti lottatori lo vanno a trovare e gli regalano biglietti per i loro match.
Il cibo è davvero ottimo, il problema di mangiare il sushi in Giappone, da un bravo maestro come questo è che poi non lo mangi più in Italia...

Hanami in ogni stagione nel Sol levante

Fabbrica Kirin, Kyushu

E' sabato, oggi babbo Tsutomu è a casa ed ha piacere di portarci in giro approfittando della bella giornata; è così che ci svegliamo presto e non appena possibile, diciamo attorno alle otto, partiamo da casa in direzione la fabbrica della Kirin del Kyushu (la Kirin è una nota marca di birra e bevande nippoica che esporta al massimo nei vicini paesi asiatici), dove andremo ad ammirare una distesa di circa dieci milioni di piante di cosmos, delle margheritone colorate, rosa, fucsia, bianco, ora alcuni di voi lettori si domanderanno:" Ma perchè? Perché un campo di fiori accanto ad una fabbrica di birra?" ...
Presto detto, come sappiamo i Giapponesi amano fare hanami, che letteralmente significa guardare i fiori, quindi non solamente i famosi fiori di ciliegio e dobbiamo aggiungere che che questo hanami dei sakura od altro che sia non è solamente un'estatica contemplazione col pensiero fisso al senso effimero della vita e del passare delle stagioni, ma è anche la scusa per uscire di casa, stare in famiglia, stare tra amici, fare un picnic, andare a mangiar fuori...e così all'ombra della fabbrica di birra c'è un nutrito filare ciliegi contornato da bancarelle che elargiscono cibo da strada (e birra) e un ristorantino che arrostisce ogni bene di dio (e dà birra)...hanami un'esperienza che non si poteva fare solo per una settimana fiori di ciliegio e così in autunno qua fioriscono i cosmos, in primavera inoltrata i papaveri ed in tante altre parti del Giappone si dà spazio alla fantasia floreale per cercare di far fare hanami quasi tutto l'anno a chi voglia farlo...
Arriviamo che ancora non c'è quasi nessuno, ma al ristorante dove non hanno accettato prenotazioni per il fine settimana, si sono raccomandati di arrivare presto, pena girare a vuoto alla ricerca di un posteggio, e così godiamo della luce ancora non troppo forte e dell'aria fresca in mezzo a questo delirio floreale a perdita d'occhio.

Ottima birra in Giappone!

Grigliata alla giapponese

Si sa l'ospitalità è sacra e così se anche mio suocero è astemio, come mia moglie e mia suocera non beve se non un assaggio ogni tanto per buona creanza, non possiamo fare a meno di fare una visita della fabbica, con prevista degustazione finale...è così che per evitare file troppo lunghe alle 10 e 30 facciamo parte del primo gruppo di visitatori...
Un gruppetto di uomini e donne di ogni età, ci sono anche dei signori molto anziani, si interessano alla storia della Kirin e di questo stabilimento, ammirano luppoli e malto e grandi silos...finchè alle 10 e 50 arriviamo alla degustazione, qualche salatino e a disposizione tre giri di birra "piccola" (0.25) per assaggiare le delizie della produzione...io, ricordandomi di non dover sfigurare, ne bevo solo due...mentre gli altri membri della mia famiglia giapponese bevono una bibita analcolica, due birre a stomaco vuoto o quasi alle 11 del mattino, almeno a me, mi rendono un po' brillo...ma pronto dopo qualche altro scatto floreale per andare a pranzo, anche se è prestino.
Facciamo comunque 5 minuti di fila prima di entrare al ristorante adiacente, è inutile in Giappone anche se non grandi quantità, ma si mangia spesso e la gente non guarda troppo l'orologio...ordiniamo l'equivalente di una grigliata mista dalle nostre parti, accompagnata da un consommé e del pane scuro che mi ricorda casa, mio suocero prende del riso, ma è noto i giapponesi preferiscono il riso...

Un Giappone sconosiuto ed affascinante

Akizuki, Fukuoka, Giappone

Dopo mangiato ci spostiamo ad una località vicina, Akizuki, nota per i ruderi del suo vecchio castello e non solo, manco a dirlo dopo cinque minuti cullato dal tepore della giornata e dalla guida morbida e lenta di nipponica fattura mi addormento come un tasso giusto per destarmi poco prima di parcheggiare, manco avessi 6 anni.
Anche qua il posto è pensato per la fioritura dei ciliegi e per l'arrossare degli aceri, quindi adesso ci dobbiamo accontentare dei ciliegi che ingialliscono e si tingono di chiazze vermiglie prima di rimanere nudi e pronti ad esplodere di bellezza alla primavera e che costeggiano un viale, che porta a quel che rimane di ciò che fu uno dei grandi castelli feudali da cui i samurai dominavano il Paese del sol levante, contornato da bacarelle dove anziani vecchi quasi quanto le pietre dello stesso maniero vendono frutta e verdura dentro lindi cestini.
Bastioni talmente possenti che nemmeno l'accanirsi del fuoco appiccato dalla rivoluzione Meiji, che riportò l'imperatore al comando a danno della classe militare nel XIX secolo, ha potuto nulla e dove prima era il castello o oggi è una scuola, un bosco e poco sopra un piccolo tempio. Proseguendo poco oltre vedo un tori in mezzo alla strada che si pone in salita difronte a noi, incito Yumichan a far due passi ed arriviamo in cinque minuti ad un santuario, leggiamo qua che si tratta di un antico luogo di culto scintoista dove da più di mille anni l'uomo cerca di far la pace con le forze della natura e che ora ci regala la vista di padiglioni ed altaricoli del XVI secolo, ancora si scorge il colore, il rosso ed il bianco che forse un giorno furono brillanti nel verde del bosco...

Un placido tempio buddista prima di terminare un sabato giapponese

Akizuki, Fukuoka, Giappone

Proseguiamo la nostra passeggiata tornando un po' sui nostri passi per recuperare anche otosan ed okasan e ci dirigiamo al Dairyo-ji, un noto tempio buddista fatto erigere dalla moglie del samurai del posto all'inizio dell'epoca Edo e che ne ospita la tomba...un luogo sacro e silenzioso protetto da immobili Jizo e dove arriviamo dopo una breve camminata in mezzo a bei giardini.
Il rientro è lento, i chilometri non sono molti, al massimo una cinquantina, ma da dove siamo non merita prendere l'autostrada ed il traffico ordinario in Giappone è lento e frammentato e poi man mano che ci avviciniamo a Fukuoka che non scordiamoci ha 1 milione e mezzo di abitanti e con le città attorno è un susseguirsi di centri abitati su su fino a Kitakyushu che si arriverà a più di quattro milioni di anime...
E mentre procediamo non posso non rimarcare quanto notato camminando a piedi: il susseguirsi di negozi di marchi uguali man mano che ci si sposta...un po' come sono divenuti i nostri centri cittadini...dove ci sono ormai gli stessi franchising...
Una breve sosta a far la spesa in un super mercato a Kasauga city e poi con un'altra mezz'ora d'auto arriviamo a casa che già inizia ad imbrunire...il tempo di far la doccia che mia suocera mette su un ottimo piatto di udon in brodo caldo con carne e verdure...una birra e anche stasera posso ritirami a guardare un film, guardo "l'Uomo d'acciaio", l'ennesima trasposizione cinematografica di Superman, quel Nembo Kid che amava mio padre, collezionista di fumetti ed a cui non posso non pensare mentre guardo questa versione da XXI secolo, lontana forse un po' troppo dall'originale, ma sicuramente calibrato per chi è cresciuto quando già c'erano i cellulari.

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