Diario del mio quarto viaggio in Giappone:alla scoperta di Nagasaki (seconda parte)
Un viaggio nel cuore del Giappone più profondo che svelerà modernità e tradizioni antiche andando fuori dalle solite rotte turistiche, senza dimenticare le mete più amate.
Gatti giapponesi e Yumichan
Dopo una colazione abbondante, di cui, stavolta, vi risparmio i dettagli, fatto il nuovo abbonamento giornaliero per il tram, ci dirigiamo verso il parco della pace che ricorda il luogo sul quale è stata sganciata la bomba atomica: ci sono molti gatti e Yumiko si perde nell'accarezzarli, sopratutto un gattone rosso, che ci ricorda il nostro signor Giotto e che è stato preso di mira da dei netturbini che cercano di rimandarlo verso casa...saliamo, subito dopo, su una scala mobile che ci ringrazia al nostro passaggio per averla presa, con una voce cantilenante registrata che mette angoscia e che fa pensare di essere in una pagina di un libro di Orwel …
Il parco della pace a Nagasaki
Arriviamo nel punto dell'epicentro dell'esplosione, visita imprescindibile se si va a Nagasaki, dove ora è un giardino pubblico con tante statue inneggianti alla pace che culminano in quella più famosa e simbolo ormai della città stessa. Per descriverla userò le parole di "Ciccola" di Gattosandro Viaggiatore, che ha visitato il luogo nel 2010: "La Statua della Pace è un gigantesco uomo muscoloso (un po' Ken Shiro) che con una mano indica il cielo e con l'altra fa il gesto di coprire (proteggere) la terra", perché non avrei saputo trovare parole migliori.
Templi cinesi e ponti "romani" in Giappone
Riprendiamo il tram fino ad un tempio lo Sofukuji che si arrampica dimenticato dai turisti sul fianco della collina, con le sue strutture rosse risalenti ai secoli XVII-XVIII, veramente molto bello: vi si respira serenità, intanto una pioggerella sottile ci accompagna; ci sono molte statue di Budda e dei suoi "amici" e c'è anche il solito dio grassottello della fortuna che in Italia abbiamo creduto (e la maggior parte delle persone crede)essere Budda stesso che si tiene la pancia.
C'è anche un gran pentolone usato per sfamare la città durante un qualche antico assedio oltre un grande pesce di legno che scopriamo essere il gong usato dai monaci per annunciare che era pronto da mangiare…
Riprendiamo il tram per andare a vedere una delle altre famose attrattive della città, il Meganebashi, il ponte di pietra a due arcate risalente al XVII secolo, famoso perché, riflettendosi nell'acqua del fiume, assomiglia ad un paio di occhialetti alla Jon Lennon…
Per un italiano che passa di là è un semplice ponte in pietra con arcate a tutto sesto, ma ciò non vale per delle studentesse in gita ed in divisa che, mimando con le dita degli occhiali, si fanno delle foto.
Templi quasi dimendicati testimoniano la storia del Sol levante
Riprendiamo il tram per arrivare al Kofuku-ji un altro tempio di chiare influenze cinesi, risalente al XVII secolo, che ci accoglie con uno svettante torrione, in mezzo a strutture moderne; varcato il cancello entriamo in un'atmosfera assoluta di pace: siamo i soli visitatori, cade una pioggerella sottile, un giardino di chiara concezione giapponese ci accoglie e poi varie strutture si alternano attorno a noi custodendo statue di Budda e di Bodhisattva. Non avrei mai creduto di trovare templi antichi così belli in questa città, con i loro tetti particolari, con le raffigurazioni mostruose sulle grondaie...
Decidiamo di non pranzare o meglio non ci mettiamo d'accordo su dove andare...e allora, piccati, saltiamo il pasto ed andiamo avanti nella visita...Yumichan vuole vedere altre case occidentali del secolo XIX, intanto la pioggia non cessa...
Un incontro, un racconto sulla bomba atomica di Nagasaki
E' così che, mentre camminiamo, un signore di una certa età inizia a parlarci, o meglio parla a Yumiko. Ci racconta di essere nato nel 1935 e che aveva 10 anni quando, il 9 agosto del 1945, fu sganciata la bomba atomica su Nagasaki: la bomba fu lanciata sulle fabbriche siderurgiche Mitsubishi dove lavoravano tanti ragazzi dai 12 ai 16 anni (a 17, in queste ultime ore drammatiche di guerra, i giovani erano pronti per il fronte), che morirono tutti, cancellando una generazione intera; lui era sempre vissuto là dove ci trovavamo e, ci racconta, in quel punto gli effetti della bomba furono attutiti dalla presenza di rientranze e fratture sulla costa, un alternarsi di colline che permisero anche a tanti edifici di sopravvivere come era accaduto a lui.
Il signore ci racconta inoltre che tanti sopravvissuti all'esplosione erano corsi verso il fiume vicino per una grande sete che li aveva colti, ma le sue acque avevano preso fuoco...
Mi guarda e credo pensi che io sia un americano; dice che quando era piccolo a lui ed al fratello avevano insegnato che gli statunitensi erano cattivi e che dovevano essere uccisi, ma poi, finita la guerra, i soldati americani si erano dati da fare per portare alla popolazione giapponese il cibo con cui sfamarsi e fu così che, per la prima volta, assaggiò la cioccolata che era così buona che gli fece pensare che quei signori non potevano essere cattivi; a quel punto gli dico, o meglio gli faccio dire, che sono Italiano e che anche i miei (mio padre aveva 2 anni nel 1945) si ricordano della cioccolata del dopo guerra portata dagli americani...mi guarda e dice "ah Italiano, eravamo dalla stessa parte in guerra..." io annuisco abbassando lo sguardo e non c'è bisogno che Yumiko traduca...
Camminando un altro po', arriviamo a quello che una volta era il consolato russo e stanchi ci persuadiamo che è giunta l'ora di tornare verso Fukuoka per cenare in centro prima di rincasare.
Eredità portoghesi in Giappone
Ripresi i bagagli alla stazione, compriamo due torte di Nagasaki, la famosa Castella, delle migliori pasticcerie locali, nei meravigliosi incarti che solo in Giappone sanno fare e un paio di panini per il treno...perchè il pranzo saltato si fa sentire.
Attorno alle 18 scendiamo alla stazione di Hakata, prendiamo il bus e, dopo un po' di titubanza, decidiamo di tornare da "Gyoza no Ri" a magiare, appunto, i gyosa, visto che così buoni poi chissà per quanto tempo non li avremmo rimangiati...
A casa ci aspettano i genitori di Yumiko; solo un altro paio di giorni e poi ripartiremo: queste 4 settimane sono volate e, nello stesso tempo, sono andate piano...tutti assaggiano un pezzetto di Castela che è buona, è un sapore conosciuto, è ottimo Pan di Spagna ed, infatti, è un dolce che i giapponesi di Nagasaki hanno imparato a fare dai portoghesi che vi erano sbarcati...
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Un viaggio tra le origini del Giappone ed il futuro!