Diario del mio settimo viaggio in Giappone: Alla scoperta degli Ainu in Hokkaido

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Un viaggio nel cuore del Giappone più profondo che svelerà modernità e tradizioni antiche andando fuori dalle solite rotte turistiche, senza dimenticare le mete più amate.

Onsen naturali nei boschi di Hokkaido

Noboribetsu onsen, Hokkaido, Giappone

Pure oggi mi sveglio presto, anche perchè ancora sento il jet lag, stavolta c'ho messo un po' di più a convincere il mio corpo che la notte non è il pomeriggio, quindi già alle 5 e mezza mi faccio la barba guadagnando una preziosa mezz'ora sulla sveglia per tornare a godere degli onsen. Col nuovo giorno, e qua non fa eccezione, nei ryokan si alternano i bagni, che sono separati per sessi, in questo modo i clienti possono godere di entrambe le SPA che quasi sempre hanno tra loro delle piccole differenze...è bene prestare attenzione, quindi, la mattina, quando si è assonnati, a controllare bene in che lato entriamo, facilitati dai colori rosa (o rosso) per le signore e azzurro per i signori, per non trovarci in un bell'imbarazzo visto che agli onsen si è nudi.
La colazione ha note fortemente giapponesi, riso, zuppa di miso, pesce...io stamani mi dedico ad una colazione anglosassone, che, alla fine, quando sono in viaggio, ho capito, è quella che mi piace di più... Una volta vestiti e scesi a far il check out, incontriamo il signore dell'ufficio del turismo che si è proposto di accompagnarci il giorno precedente e con lui andiamo, in auto, fino alla Oyunuma promenade una passeggiata che accompagna il visitatore là dove il fiume accoglie una sorgente termale, qua le acque fresche si fondono con quelle roventi frutto dei geotermismi dando vita a fumi e modo ai turisti, che qui accorrono, di potersi fare un "pediluvio" termale...un paesaggio preistorico tra vegetazione lussureggiante, raggi di sole e vapori che salgono al cielo rendono la piccola passeggiata meravigliosa.

La storia degli Ainu i primi ad abitare il Giappone

Museo Ainu, Shiraoi, Hokkaido, Giappone

Lasciato, poi, in paese il nostro accompagnatore ci spostiamo in direzione di Shiraoi (percorriamo a ritroso l'autostrada del giorno prima) dove è il villaggio museo dedicato alla popolazione degli Ainu, una tappa da non perdere se amate la storia e se volete sapere cosa era Hokkaido fino a cento anni fa...
Su questo antico popolo si sono fatte molte congetture, ma pare (io riporto una delle teorie, quella che mi è garbata di più) che essi dalle steppe russe siano arrivati a colonizzare tutto Giappone dando vita a quella che è la prima civiltà nel suolo nipponico: la Jomon (10.000 aC-300 aC). Una civiltà che per migliaia di anni rimase all'età della pietra occupando un po' tutto il paese e che andò in frantumi di fronte a nuove migrazioni provenienti dalla Corea che conoscevano l'uso dei metalli e dell'agricoltura e che diedero vita alla seconda civiltà che caratterizzò l'arcipelago da cui deriva, poi, l'attuale mondo giapponese, questa teoria pare essere avvalorata, oltre che da ritrovamenti archeologici, anche dal fatto che tutta la toponomastica nipponica quando non deriva dalla lingua giapponese viene appunto da quella ainu.
Dalle isole più calde e dalle zone più ospitali del Giappone gli Ainu (nella loro lingua vuol dire gli uomini) furono via via ricacciati verso nord, in un lento ed inesorabile incedere dei feudatari giapponesi, in cerca di nuove terre, che avevano facile gioco su di essi grazie ad armi più efficaci... E' così che il Giappone in epoca Tokugawa tra il XVII ed il XIX vede i suoi saldi confini tra le isole di Kyushu, Honshu e Shikoku e la nordica isola di Ezo (letteralmente isola dei selvaggi), l'odierna Hokkaido, con i suoi inverni lunghi si presta a rifugio di questo antico popolo e di tanto intanto di fuggitivi nipponici che ivi si rifugiavano per aver salva la vita...
All'indomani della"rivoluzione" Meiji (seconda metà del secolo XIX) con i Russi che mostravano interesse per quella fredda isola, comunque nell'orbita del Crisantemo, ci si affrettò a farne un territorio giapponese al 100%.
Si assistette a questo punto ad una "giapponesizzazione" dell'isola di Hokkaido (che vuol dire in giapponese la via del nord) con migrazioni che divennero sempre più forti nel XX secolo, sopratutto all'indomani della seconda guerra mondiale, quando si videro assegnare terre ai Giapponesi che negli anni precedenti si erano stabiliti nelle perdute colonie di Taiwan e della Manciuria (Cina settentrionale); fino ad arrivare a contare più di cinque milioni e mezzo di abitanti...di cui i primitivi indigeni sono circa 25.000. Oggi, però, il governo nipponico sta cercando di salvaguardare questa cultura e istituzioni come il museo di Shiraoi servono proprio a questo...

Il museo degli Ainu a Shiraoi, nell'Hokkaido sud orientale

Museo Ainu, Shiraoi, Hokkaido, Giappone

Qua, accolti da una grande statua raffigurante il capo villaggio (alta una quindicina di metri, come il Budda di Nara), entriamo nel piccolo museo ove con una serie di diorama stigmatizzano le abitudini principali: la caccia, la pesca, la religione (una religione animista e politeista che per certi versi può essere accostata allo Shintoismo)... La nostra visita prosegue tra le ricostruzioni delle case Ainu, ove penzolano salmoni (veri) affumicati, un po' come quelli che ricordo al porto di Helsinki, fino a vedere un breve spettacolo durante il quale ci vengono illustrati danze, canti e strumenti musicali appartenenti a questa cultura "primitiva"...interessante uno strumento a filo che usa come cassa di risonanza la bocca e che mi ha ricordato da subito per il suono il noto scacciapensieri siciliano. Terminata l'esibizione non riusciamo a schernirci, e probabilmente perchè ero l'unico occidentale presente, io e Yumichan veniamo agghindati da Ainu, così da farci alcune foto a ricordo dell'esperienza.

Non solo di Kobe il manzo giapponese

Manzo di Shiraoi, Hokkaido, Giappone

Nei nostri piani, oggi, c'è di arrivare ad Otaru (sul Mar del Giappone) dove abbiamo prenotato una lezione-cena di Sushi per la sera, ma visto che ancora è presto e che siamo in una zona famosa per il manzo di Shiraoi (un tipo di mucca Wagyu, come quella di Kobe per intenderci) ci dirigiamo, grazie al navigatore, alla fattoria Uemura dove, oltre all'allevamento ed alla coltivazione di prodotti agricoli è un ristorantino...qua ci concediamo una degustazione di tre tagli di manzo e un hamburger al formaggio che ci fanno flambè.
Un pranzo ottimo per chi come me da toscano ama le carni rosse...tanto buono che ancora mentre descrivo mi viene l'acquolina. Ci riposiamo un po' negli spazi aperti della fattoria approfittando del bel sole fino poi a rimetterci in strada...anzi in autostrada fino alla cittadina di Otaru...(la giornata continua nella prossima puntata...)

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