Un libro:Fukushima e lo tsunami delle anime

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Un viaggio nel cuore del Giappone più profondo che svelerà modernità e tradizioni antiche andando fuori dalle solite rotte turistiche, senza dimenticare le mete più amate.

Come lo tsunami e Fukushima hanno cambiato il popolo giapponese

La regione di Fukushima, Giappone

Stavolta il nostro blog appare in una veste un po' diversa, sempre parlando di Giappone, presenta, infatti, un libro appena uscito che racconta della tragedia provocata dallo tsunami dell'undici marzo del 2011 e delle note conseguenze dovute ai danni provocati alla centrale nucleare nella zona di Fukushima La casa editrice “Quinta di copertina”, che pubblica e-book, ha invitato, infatti, Viaggiappone a leggere, tra i primi, il testo “Fukushima e lo tsunami delle anime” di Paolo Salom inviato del “Corriere della Sera” in Giappone dopo i terribili avvenimenti del sisma, dello tsunami e dei danni alla centrale atomica.
Il libro è la testimonianza del giornalista italiano all'indomani della catastrofe naturale e della crisi nucleare; è un viaggio del Tokaido, l'antica strada che nel periodo Edo, collegava Osaka a Tokyo, passando da Kyoto e che è stata illustrata nelle celebri vedute di Hiroshige. Il suo è stato un percorso particolare, perché mentre andava incontro al pericolo sismico si è incontrato con alcuni esponenti del mondo culturale nipponico, oltre che semplici cittadini.
E' ad Osaka, quindi, per forza di cose, le compagine europee, in quei giorni non atterravano per prudenza a Narita, che il nostro giornalista atterra il 18 di marzo, trovando molti occidentali in fuga, mentre quasi nessuno in arrivo e vede, nello sguardo di chi lo accoglie, un profondo stupore nei suoi confronti perché lui, che potrebbe starsene al sicuro, arriva invece di fuggire.

Uno strano viaggio in Giappone

La coincidenza vuole che quello sia stato il giorno in cui mia moglie ha preso l'aereo per tornare in Italia, dal medesimo aeroporto. Lei mi ha testimoniato l'isteria diffusa tra gli Italiani in fuga, in mezzo all'attonito dolore del popolo Giapponese, che anche ad Osaka, al riparo da ogni rischio, perché siamo ad 800Km circa dagli avvenimenti, partecipava emotivamente ai fatti,. Ecco, dunque, il punto di vista di un italiano che entra si è incrociato con quello di una di una giapponese che parte.
Paolo Salom, sottolinea nel suo reportage il fatto che che solo pochi tra gli esponenti del mondo culturale nipponico, e poche persone comuni, in quel momento, si esponessero nel commentare quanto accaduto o nel prendere posizioni a favore o contro l'energia atomica.
Questa, noto io, è infatti una delle grandi differenze tra i nostri popoli: il non parlare in seguito ad un evento emotivo e sopratutto non farlo con chi è al di fuori del contesto interno, con chi è comunque un gaijin (straniero, estraneo), e non può capire a fondo il Giappone. Questo è un dato di fatto inerente le modalità di comunicazione nipponiche, che raramente si aprono per esporre il proprio punto di vista su tematiche “scottanti”, ma spesso anche banali, perché un'opinione personale può portare ad attriti che è meglio comunque che si evitino.
Solo pochissimi esponenti della cultura giapponese, infatti, si sono lasciati intervistare Paolo Salomon; tra questi di Wataya Risa, scrittrice di successo, che ha testimoniato le paure ataviche con cui il popolo giapponese convive, come quella che il “grande terremoto” possa distruggere tutto, una breve intervista tra timori per il padre a Tokyo per lavoro, fortuna per aver lasciato il Kanto poco prima, e stupore per ciò che accade.
E' lo stupore dei Giapponesi, che appare in più parti del libro, la volontà, di non credere a quel che è successo, al pericolo in cui si è trovato il cittadino comune che si credeva al sicuro da tutto, perché protetto dalla tecnologia e doversi arrendere all'evidenza e dover convivere con qualche nuova paura.
Il cronista cerca di descrivere una Osaka che pian piano torna alla vita di tutti i giorni, riempiendo nuovamente le stazioni della metropolitana con i suoi pendolari, fino ad arrivare in una Tokyo, in quel momento, in balia dei continui blackout e deserta, dove la gente convive non solo con la paura del terremoto, ma anche con quella delle radiazioni. Egli sottolinea la fiducia di alcuni nelle capacità del governo e la sfiducia di altri, riportando, tra le varie testimonianze raccolte, una chiacchierata con Junji Tsuchiya, professore di sociologia all'università di Waseda.

Il popolo giapponese va avanti

La regione di Fukushima, Giappone

“Fukushima e lo tsunami delle anime”testimonia anche la grande volontà del popolo giapponese di andare avanti, di rialzarsi dopo questo disastro, che ha sicuramente cambiato il modo di sentire la vita stessa, con meno fiducia nella tecnica, con la scoperta della fatalità,con l'affidarsi ad una natura che, per lo shintoismo né buona né cattiva, semplicemente è.
Nel testo si sottolinea che la crisi nucleare di Fukushima, la cui gestione da parte della TEPCO, la ditta che gestisce l'energia elettrica della regione, è stata quanto meno farraginosa nel tentativo assurdo di salvare capre e cavoli ha cambiato le anime del popolo Giapponese, incrinando la fiducia di questo nei confronti delle persone preposte alla guida del paese e della vantata tecnologia.
Paolo Salomon evidenzia che, ancora oggi, superate le fasi più drammatiche e pericolose, si lavora, anche avvalendosi di particolari volontari (la squadra di Yamada) al risanamento del sito contaminato, opera di difficile soluzione che vedrà quei 20 chilometri attorno alla centrale ancora inabitati, per moltissimo tempo. Fukushima è una grande ferita inferta in una parte del Giappone,è molto bella, la spiaggia di Takata Matsubara è una delle 100 vedute più belle del Paese del sol Levante, ed è volontà di tutti recuperarla, tanto chedai polloni di un albero di pino superstite si cerca di rigenerare la foresta spazzata dalla violenza dello tsunami.
Una nota positiva è costituita dal fatto che, dopo questi terribili avvenimenti, tutte le centrali del Giappone sono state revisionate, e via via spente oggi solo una è attiva e per ora si prende tempo prima di riavviare le altre. Come più volte Paolo Salom testimonia, nei Giapponesi è aumentata la consapevolezza che un minor consumo energetico accompagnato da una qualità migliore dell'energia è da preferire alla pericola energia nucleare.

Il Giappone che ho visto io

Io, quando sono volato nel Paese del Sol Levante sei mesi fa, posso dire di aver trovato, apparentemente, lo stesso Giappone che avevo già visto precedentemente, bello, funzionante, attivo. Certo sono andato lontano dai luoghi, disastrati, ma ho constato una compartecipazione costante anche nella regione di Kansai e di Kiushu.
Quando ho avuto modo di domandare qualcosa a chi veniva da Tokyo, mi è stato confermato che anche la capitale giapponese è tornata ai pieni ritmi, pur se rimane il sospetto di aver subito in quei giorni qualcosa che non è stato ben raccontato dalle autorità competenti.
“Fukushima e lo tsunami delle anime”è un libro interessante, minuzioso e preciso nei suoi dati attento nel descrivere la profondità dell'animo giapponese; è, comunque, molto difficile per noi occidentali arrivare a capire la “giapponesità” che ha spinto, nonostante tutto, i responsabili della TEPCO o i capi della nazione a dire, in quel drammatico momento, che tutto era sotto controllo, per non “perdere la faccia”.
Ciò non toglie che l'animo giapponese sia profondamente, serio, onesto ed amante della natura, come dimostra l'avanzatissima ricostruzione non solo delle case , ma anche dei paesaggi sconvolti dallo tsunami. Essendo il nostro un sito che si occupa di viaggiare in Giappone, lasciatevi anche dire che l'acqua che esce dai rubinetti, il cibo e l'aria sono controllati e sicuri...forse adesso più che da noi.

Fukushima e lo tsunami delle anime

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