Tutti in Giappone sanno che Budda non era grasso

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Un viaggio nel cuore del Giappone più profondo che svelerà modernità e tradizioni antiche andando fuori dalle solite rotte turistiche, senza dimenticare le mete più amate.

Budda era alto, biondo e magro

Budda storico, Tokyo

Quando un occidentale, che non ha stretti rapporti con l'oriente, pensa a Budda si raffigura un tizio calvo, sorridente, con una bisaccia sulle spalle e sopratutto molto in carne, perché tutti, se non in casa propria, almeno in quella dei genitori o dei nonni, hanno visto la ben augurante statuetta di un “Budda” ciccione con una cornucopia che tracima monete...ma in realtà stiamo parlando di una persona diversa.
Il principe Siddharta, Gautama Budda, infatti, quando più di 2500 anni fa lasciò il suo palazzo nel nord dell'India per andare a meditare, si dice fosse alto, bello e con gli occhi azzurri; dopo 6 anni di ritiro spirituale e digiuni era, però, divenuto pelle ed ossa come possiamo immaginarci e come “lui stesso” scrisse nei testi sacri del buddismo: “ Il mio corpo raggiunse uno stato di estrema magrezza; gambe e braccia divennero come canne vecchie e appassite a causa del troppo poco cibo “ ed è così che viene raffigurato in certe statue ritrovate in Afganistan.

Viaggi in Giappone e libri d'arte orientale mi hanno sempre mostrato un Budda in forma

Budda di Kamakura

Se poniamo, infatti, attenzione alla memoria ed ai vari Budda che abbiamo visto nei nostri viaggi in Giappone, costui non è grasso, al limite potremmo dire che è in forma … che sta bene, ricordandoci che in India, il paese da cui proviene, essere troppo magri è sinonimo di bruttezza e povertà.
Anche se avessimo solo in mente il grande Budda di Nara (di iconografia Vairocana) o quello di Kamamakura (raffigurato come Amida nel secolo XII) potremmo dire che è imponente, ma certamente non diremmo mai che è grasso. Se poi viaggiando o sfogliando libri di storia dell'arte orientale vedessimo altre sue raffigurazioni, che lo ritraggono al centro dell'universo come nei mandala o in meditazione come in tante statue, non lo troveremmo mai troppo in carne.

Chi era allora il simpatico ciccione che chiamavamo budda?

Hotei Kamakura

A questo punto tutti ci staremo domandando: “ma allora chi è quel signore indiscutibilmente grasso che tutti noi abbiamo chiamato fin ora Budda?
Si tratta di Budai, o Put-ai, storicamente un monaco chan (zen) cinese del IX secolo, chiamato così per la bisaccia che porta sulle spalle, il quale si diceva che con la sua sacca magica sfamasse i poveri ed i bisognosi elargendo piante di riso, dolci e talvolta denari, inoltre è il protettore dei bambini e dei derelitti e portatore di fortuna.
Se il nostro bonzo fosse veramente un ciccione non ci è dato di saperlo, ma c'è da tener presente che la pancia grande, per il taosimo, simboleggia gioia e realizzazione, mentre per la tradizione cinese è la sede dell'anima.
In Giappone questo signore ha preso il nome di Hotei e troviamo la sua statua all'ingresso di certi templi zen, scuola a cui appunto Budai apparteneva e di cui un koan (tema affidato dal maestro zen al discepolo del quale è chiesta la soluzione) narra che, costui incontrando un monaco che gli domandava i significato dello zen rispondesse semplicemente mettendo la sacca a terra e quando gli si domandò come si realizzasse questa filosofia, si dice che egli riprendesse la borsa e se ne andasse per la sua strada...

In Giappone shintoismo, buddismo ed altre religioni si assommano e convivono beatamente

Utagawa, shichifukujin

In Giappone, oggi, Hotei lo ritroviamo anche tra le sette divinità della fortuna (shichifukujin 七福神),che tanto aiutano e sollevano i nostri amici nipponici e che sono frutto dell'assimilazione di più culti: il buddismo, l'induismo, il taoismo ed infine lo shintoismo; ciò è stato possibile soprattutto grazie al fatto che le religioni giapponesi sono sincretiche, cioè si mescolano volentieri tra loro.
I nostri “magnifici sette” oltre ad Hotei, sono Jurōjin protettore della lunga vita, Fukurokuju anch'esso a proteggere la longevità,oltre che la saggezza, Bishamonten dio della guerra e dei guerrieri, punitore dei malvagi e protettore dei santuari shintoisti, Benzaiten dea della musica, della bellezza e dell'amore, Daikoku a rappresentare forza e potenza ed Ebisu, l'unica delle sette divinità pienamente giapponese, che è protettrice della pesca e dei villaggi sul mare. Io ho appreso quanto detto sopra, grazie a Yumiko, tanti anni fa, quando chiamai Budda la statuetta fermacarte che era sulla scrivania di mio padre.
Probabilmente l'errore deriva dal fatto che molte sono le statuette di Budai/Hotei in giro per il mondo, nei ristoranti cinesi e come soprammobili e l'equivoco nasce da una scarsa conoscenza dell'oriente.
E', però, molto facile che per ignoranza (cioè proprio per non conoscenza) si prendano buffi granchi anche da parte dei nostri cari giapponesi; in proposito ricordo che, tredici anni fa, un'amica di Yumiko, vedendo, nelle nostre città, le immagini di Padre Pio da poco posto agli onori degli altari , in chiese ed edicole, non capiva perché gli italiani venerassero Sean Connery nei panni del protagonista de “Il nome della rosa”...

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